Trent’anni fa l’arresto di Tortora A Monza il ricordo di Della Valle

Lunedì 17 giugno di trent’anni fa, era il 1983, l’arresto del noto presentatore televisivo Enzo Tortora accusato da alcuni pentiti di essere un corriere degli stupefacenti per conto della camorra. Fu difeso dal noto avvocato monzese Raffaele Della Valle che in un’intervista lo ricorda così.
Enzo Tortora all'uscita dalla casa circondariale di Bergamo
Enzo Tortora all’uscita dalla casa circondariale di Bergamo Beppe Bedolis

Lunedì 17 giugno di trent’anni fa, era il 1983, l’arresto del noto presentatore televisivo Enzo Tortora, uno tra i più popolari della tv dell’epoca, soprattutto per la fortunata trasmissione Portobello che teneva incollati davanti allo schermo in bianco e nero. Fu accusato da alcuni pentiti di essere un corriere degli stupefacenti per conto della Nuova camorra organizzata di Cutolo. Condannato in primo grado a dieci anni di carcere, venne assolto in Corte d’Appello e poi in Cassazione nel 1987. Un errore giudiziario clamoroso che lo provò psicologicamente e fisicamente, tanto che l’anno successivo, il 1988, il 18 maggio, morì per un cancro. Durante il processo Tortora fu difeso dal noto avvocato monzese Raffaele Della Valle, assieme al collega Alberto Dallora. «Un personaggio – ha detto Della Valle nel corso di un’intervista rilasciata nel 2012 al Cittadino- che nell’Italia di oggi avrebbe tanto da insegnare; un uomo che ha rinunciato all’immunità parlamentare per difendersi dalle accuse nel processo, e non fuggendo dal processo». Un insegnamento, dunque «ai politici e non solo, nell’Italia di oggi farebbe scalpore, Tortora resta un esempio di forza, coraggio, umiltà e fiducia nella giustizia». «Io grido, sono innocente! – disse Tortora al processo dopo aver cercato di ricusare i giudici napoletani dei quali disse di non fidarsi – Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi.» Sulla cosa sia cambiato da allora Della Valle ha le idee chiare: «Poco, il processo a Tortora ha portato sul tavolo i problemi che resistono ancora oggi; l’uso dei pentiti, il rapporto privilegiato fra le procure e i mass media, la condizione delle carceri oggi, si manda la gente in carcere prima di cercare le prove, le leggi giuste ci sono, ma sulla loro applicazione è meglio stendere un velo pietoso; il medio evo insomma continua, ma allora mi chiedo: a che cosa è servito il sacrificio di Enzo Tortora?»