Situazione di emergenza senza fine sui treni della Brianza. La Saronno-Seregno, la cosiddetta tratta dello spaccio, la scorsa settimana è stata ancora sotto la lente di ingrandimento della Prefettura, dove i sindaci delle Groane si sono riuniti per concordare un piano di intervento con Trenord. Con proposte shock al vaglio.
Controllori barricati in cabina – I contorni della difficile situazione sono presto detti: i controllori sono addirittura costretti a chiudersi in cabina con i macchinisti per paura di subire aggressioni da parte dei balordi che frequentano le corse. E allora, tra le possibili soluzioni è stata prospettata anche la clamorosa eliminazione serale delle fermate di Cesano-Groane e Ceriano-Groane. Ipotesi, questa, però poco praticabile.
Idea soppressione delle corse – Più concreta l’idea di sopprimere alcune corse. A tal proposito, una nuova riunione è in programma giovedì. Che la zona abbia urgente necessità di un più attento monitoraggio lo dimostra il fatto che – da quando è stata riattivata – la linea ferroviaria Saronno-Seregno-Albairate è finita sotto il controllo della malavita, che ne ha compreso le potenzialità.
Furti, aggressioni e rapine – Nel giro di pochi mesi la linea è diventata la tratta dello spaccio. I tossici per andare a comprare, gli spacciatori per recarsi sul posto di lavoro, come fosse un impiego qualsiasi e non un lavoro fuorilegge in una delle più popolate piazze di spaccio del nord Milano. Con loro arriva anche tutto ciò che ne consegue: furti, aggressioni, rapine a mano armata e chi più ne ha più ne metta. Quasi tutto attorno alla stazione Ceriano-Groane, pur rimanendo un fenomeno diffuso in tutta la dorsale delle Groane, da Bollate a Lazzate. Solo nell’ottobre scorso i carabinieri avevano sgominato una banda che minacciava le proprie vittime per farsi consegnare qualche euro e qualche cellulare armata di machete. Ma gli episodi criminali, nonostante l’arduo e aspro contrasto delle forze dell’ordine, impegnate in una serie di blitz e retate da decine e decine di persone segnalate, non si sono fermati sino ai giorni nostri. Negli ultimi giorni gli episodi sono in costante crescita. Dalle segnalazioni di piccoli furti ai danni di aziende e abitazioni perpetrati a questi zombie della droga per pagarsi la dose, ai due tentativi di stupro sul treno per Albairate quando ormai il convoglio stava entrando nella stazione di Corsico. Nel mezzo i pusher, che si sentono sempre più a loro agio, tanto da arrivare a costruirsi una zona fitness con tanto di pesi da palestra nel mezzo del Parco delle Groane.
Il capolinea Monza – La “babele” è appena oltre i binari. Se mai si volesse scoprire come è fatto il mondo senza allontanarsi troppo da casa basta andare in centro a Monza, dove i dintorni sono quelli della stazione ferroviaria. Lì, in quello che molti è il vero capolinea (o prolungamento) della Saronno-Seregno, è tutto un coacervo di razze, lingue, colori della pelle: gruppi e cani sciolti che hanno fatto del treno (o dell’autobus) il loro mezzo di trasporto e, a modo loro, fanno i pendolari. Quanto al posto di lavoro, non risponde spesso ai canoni classici. Non c’è un cartellino da timbrare o una scrivania alla quale sedersi. L’attività è varia e più o meno legata alla disperazione o, purtroppo, alla malavita.
Sottobosco – Ci sono la nomade o il senza tetto che fanno l’elemosina (e fin qui poco male), gli “specializzati” nella truffetta o nel furto con destrezza che approfittano dei momenti di confusione e delle distrazioni dei passeggeri, che magari dimenticano la borsa o il cellulare per appropriarsene. E poi, la gran parte, dediti a traffici loschi, soprattutto spaccio di stupefacenti. Un sottobosco tenuto sott’occhio dalla polizia e da tutte le altre forze dell’ordine, costrette a muoversi con circospezione, spesso in borghese “h24” per monitorare la confusa situazione.
La mappa – Il territorio, come si conviene, assimilato a una giungla, è spartito con rigore. Ne va evidentemente della sopravvivenza: e allora ecco che sul lato di via Arosio il terreno è segnato dai sub sahariani e dai nomadi, questi ultimi in gran parte provenienti dal campo di Sesto San Giovanni, ma anche da Milano. Gruppi composti da decine di persone che si spostano esclusivamente con il treno, alcuni si fermano tra la sala d’aspetto, le banchine e il giardino, altri vanno in centro città. Gli africani invece oltre che spacciare vendono merce, ovviamente contraffatta.
Spostandosi sul lato opposto, verso il Binario 7, la geografia cambia. Qui i gruppi, che vengono sempre da fuori città, si spostano in autobus: sono magrebini, albanesi e sudamericani. Qualche volta vengono in contatto, soprattutto per litigare.
Inutile soffermarsi troppo sulle loro attività: proprio la forte domanda di stupefacenti mordi e fuggi rappresentata dalla stazione e per loro l’opportunità di allontanarsi velocemente dalla città senza lasciare tracce rappresenta il contesto ideale. Un po’ più in là, zona Artigianelli, ci sono magrebini e nigeriani, i primi per spacciare, i secondi per fare bisboccia. E gli italiani? Esclusi, o quasi. La gran parte sono clienti, qualcuno cerca di inserirsi “nell’affare” ma con grande difficoltà.