È stato approvato in giunta lo scorso 6 giugno lo Schema di accordo attuativo tra Regione e Fondazione Lombardia per l’Ambiente per dar vita ad “un’indagine di valutazione di rischio da esposizione alla diossina residua dell’incidente Icmesa”. Verranno effettuati 50 campionamenti a cura di Arpa nella cosiddetta “area vasta”, compresa tra i Comuni di Seveso, Meda, Cesano, Desio, Bovisio, Seregno e Barlassina che andranno ad aggiungersi ai 214 campionamenti in fase di attuazione in vista di Pedemontana.
Per questo nuovo lavoro, che durerà 8 mesi e che non potrà protrarsi oltre il 31 dicembre 2018, la Regione metterà a disposizione proprie risorse umane per circa 150mila euro mentre la Fla impegnerà personale proprio ed esterno per un costo complessivo di 224mila euro di cui 100mila saranno, poi, rimborsati dalla Regione. Verrà anche istituito un Tavolo, coordinato per la Regione dal dirigente pro tempore Angelo Elefanti e per la Fla dal direttore Fabrizio Piccarolo. Il Tavolo seguirà l’andamento dei lavori e vi faranno parte rappresentanti della Direzione Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile di Regione, di Fla e di Arpa.
Scopo, far emergere l’importanza e la necessità di accompagnare le indagini ambientali con uno specifico studio di fattibilità urbanistica che indichi quali destinazioni funzionali assegnare alle aree non solo in rapporto al rischio di esposizione della popolazione, ma anche al contesto urbano e alle strategie di sviluppo dei Comuni. Ma, mentre il sindaco, Paolo Butti preferisce valutare il documento solo dopo che sarà stato ufficialmente presentato, i membri di “Sinistra e Ambiente” osservano. «Non ci è chiaro – esordiscono – come sia possibile stabilire quale sia il rischio di esposizione prendendo in considerazione il solo valore di presenza di diossina nel terreno. Servirebbe anche definire quali attività saranno svolte sul terreno – aggiungono – o quali modalità di contatto la popolazione avrà sui terreni stessi».
Inoltre, «i dati chimico-analitici che s’intendono acquisire appaiono insufficienti se rapportati alle superfici interessate – sottolineano – e c’è da chiedersi come Arpa coprirà i costi delle analisi chimiche visto che non risultano stanziamenti di fondi nel Piano economico-finanziario». Insomma, «si tratta di uno studio potenzialmente importante che non viene adeguatamente finanziato – concludono – e che contiene criteri applicativi dubbi tali da ridurlo a un prodotto finale che potrebbe risultare parziale e incompleto».