Raccolta firme da Cornate d’Adda a Sulbiate contro l’inceneritore che spaventa la Brianza

Si sono mobilitati anche nei Comuni di Cornate, Busnago, Sulbiate e Aicurzio per raccogliere firme contro il progetto di Italcementi di trasformare gran parte del cementificio di Calusco d’Adda in un inceneritore.
Raccolta firme da Cornate d’Adda a Sulbiate contro l’inceneritore che spaventa la Brianza

Si sono mobilitati anche nei Comuni di Cornate d’Adda, Busnago, Sulbiate e Aicurzio per raccogliere firme contro il progetto di Italcementi di trasformare gran parte del cementificio di Calusco d’Adda in un inceneritore (nella foto). E per diversi Comuni, come Busnago, ritorna l’incubo di avere a che fare con un nuovo mostro divora rifiuti (il termovalorizzatore di Trezzo, allora come oggi al centro di un progetto di ampliamento) a pochissimi chilometri di distanza dal centro abitato.

Marco Benedetti di Verderio è un po’ il papà e l’anima del comitato “Aria pulita centro Adda”, nato da una settimana per combattere il progetto presentato dal colosso nazionale del cemento e attivo nelle Province di Lecco, Bergamo e Monza.
«Abbiamo già raccolto un migliaio di firme – spiega – Mia moglie ha portato i moduli in piscina a Cornate ed è stato un successo». Già, Cornate. Proprio il Comune che, insieme ai suoi confinanti brianzoli, è maggiormente a rischio nella Provincia di Monza se dovesse passare il piano dell’inceneritore. Perché da Cornate a Calusco il passo è breve.


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Italcementi ha chiesto alla provincia di Bergamo la possibilità di aumentare da 30mila a 110mila tonnellate/anno il quantitativo di combustibili (costituiti da rifiuti solidi non pericolosi) da utilizzare nel forno di cottura del clinker (la componente base per la produzione di cemento).

In sostituzione dei combustibili fossili convenzionali, l’azienda vorrebbe bruciare rifiuti di plastica, gomme e pneumatici, biomasse legnose e fanghi biologici essiccati. «È un privato che ha come scopo quello di fare utile – attacca Benedetti – Chi controlla? Abbiamo inviato a tutti i Comuni della zona un’informativa, rivolgendosi a maggioranza e minoranza perché questa situazione non ha colore politico».

La richiesta di Italcementi è stata accolta, almeno all’inizio, nel silenzio più generale. Solo dopo aver letto un articolo dell’Eco di Bergamo, i sindaci della Bergamasca hanno chiesto di vederci più chiaro, rimproverando a Calusco di non aver provveduto a informare tutti.

Oltre alle amministrazioni comunali, il comitato ha allertato anche il Parco Adda Nord: «Settimana prossima saremo in Regione con gli esponenti del Parco per affrontare il problema» spiega Benedetti. La scappatoia utilizzata da Italcementi per avanzare questo piano è contenuta in un decreto del ministero della sanità del 5 settembre 1994, dove si sancisce che i cementifici sono delle “industrie insalubri di prima classe” e, per questo motivo, hanno limiti di emissioni da 3 a 7 volte superiori rispetto a quelle previste per gli inceneritori. «Chiediamo alla Provincia di Bergamo di rigettare la richiesta – concludono dal comitato – E suggeriamo ai comuni interessati, come a Cornate d’Adda, di chiedere di partecipare alla Vas, la Valutazione ambientale strategica, in modo tale da poter presentare le proprie osservazioni».