Ha il volto dei minori stranieri non accompagnati la nuova emergenza sul fronte dell’accoglienza dei richiedenti asilo: mercoledì il prefetto Giovanna Vilasi ha invocato l’aiuto dei sindaci per affrontare un fenomeno destinato a crescere anche in Brianza. Per limitare l’impatto ha invitato l’Assemblea dei primi cittadini a individuare edifici idonei in cui ospitare fino a 25 ragazzi. Gli enti, ha precisato, riceverebbero dallo Stato 45 euro al giorno per bambino ma dovrebbero collaborare al controllo delle comunità.
La proposta non ha ottenuto alcun consenso tra gli amministratori locali che, hanno ricordato molti, spendono già centinaia di migliaia di euro per il ricovero di minori in strutture protette. «Non possiamo più – ha commentato il monzese Roberto Scanagatti, presidente di Anci Lombardia – subire passivamente le decisioni dei giudici dei minori. Se il fenomeno diventerà più esplosivo metterà in ginocchio le casse dei comuni: senza un quadro preciso non possiamo esprimerci sulla questione».
I ragazzi che, dopo aver attraversato il Mediterraneo da soli, sono arrivati in Brianza sono oltre 200 su un totale di 1.658 profughi attualmente nella nostra provincia. Cifre del genere, ha affermato il prefetto, non consentono più di attuare un’accoglienza diffusa, a piccoli gruppi, ma obbligano ad accettare concentrazioni di numerosi stranieri. Le situazioni più critiche sono state rilevate negli hub di Agrate e Monza, nelle palazzine monzesi di via Asiago dove i migranti sono circa 130, nell’ex casa di riposo di Camparada dove sono 98 e nel residence di Carnate dove sono 48.
I sindaci dei due piccoli centri del vimercatese hanno chiesto di ridurre le presenze sul loro territorio: «Diamoci tutti una mano – ha affermato il carnatese Daniele Nava rivolto ai suoi colleghi – altrimenti scoppia il bubbone. Troviamo insieme una soluzione prescrittiva». «I profughi in Italia – ha osservato Scanagatti – sono 150.000 ma gravano tutti su 1.000 comuni». La situazione potrebbe non migliorare con il programma ipotizzato da Anci che prevede l’invio di 2,5 richiedenti asilo ogni mille abitanti nei centri che aderiscono allo Sprar: le prefetture, infatti, continuerebbero a collocare in alloggi privati gli stranieri non assorbiti dagli enti locali.
Mercoledì la Vilasi ha invitato i sindaci a impegnare i migranti in attività di volontariato mentre gli amministratori hanno suggerito un maggior controllo sui progetti proposti dalle cooperative, a partire dai corsi di italiano disertati da molti stranieri.