Pedemontana, le reazioni alla richiesta di dichiarazione di fallimento: «Era annunciato»

Le reazioni della senatrice desiana Lucrezia Ricchiuti e di Legambiente Lombardia alla richiesta della Procura di dichiarazione di fallimento per la società Autostrada Pedemontana Lombarda.
Pedemontana
Pedemontana Attilio Pozzi

Un fallimento annunciato, un ecomostro. E una domanda sul futuro. Sono le reazioni della senatrice desiana Lucrezia Ricchiuti e di Legambiente Lombardia alla richiesta di dichiarazione di fallimento per la società Autostrada Pedemontana Lombarda da parte della Procura di Milano.

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«Finalmente potremo mettere fine alla brutta storia di Pedemontana, l’opera tanto voluta dalla destra lombarda fallita ancora prima che si concludesse – ha commentato Ricchiuti (Articolo Uno-MDP) – I pubblici ministeri Pellicano, Filippini e Polizzi ritengono che non ci siano più le condizioni economiche perché la società continui la sua attività e a Pedemontana non rimane che staccare la spina per evitare una lunga e costosa agonia».

Era stata proprio la senatrice Ricchiuti a riaccendere recentemente i riflettori su Pedemontana chiedendo trasparenza sui conti e una seria valutazione sulle concrete possibilità che l’opera potesse essere completata.

«Chiedo di poter conoscere la convenzione e il piano economico-finanziario tra Autostrada Pedemontana Lombarda e CAL e di avere copia del contratto tra APL e Strabag. È necessario fare chiarezza, una volta per tutte, sui destini di Pedemontana e verificare, in maniera trasparente e guardando i numeri, se sia più conveniente continuare l’opera oppure fermarla», aveva scritto in un’interrogazione parlamentare al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio.

“Non so proprio con quale coraggio i vertici della società e i rappresentanti politici di Regione Lombardia possano dirsi sorpresi di questo procedimento – insiste Ricchiuti – Siamo alle solite: il project financing così concepito, anziché rappresentare un volano per gli investimenti, rappresenta solo una costosa cambiale pagata con risorse pubbliche, mentre i privati, senza alcun rischio di impresa, si apprestano ad appropriarsi di eventuali profitti salvo darsi alla fuga quando le cose vanno male. Qui ci sono grosse responsabilità politiche».

«E adesso chi pagherà per i danni ambientali severissimi di un inutile e costoso serpentone autostradale che ha cancellato centinaia di ettari di foreste e di campi coltivati, sconvolto l’idrologia, consumato suolo a dismisura senza alcun bilanciamento tra costi per l’ambiente e benefici per la mobilità? A chi chiederemo conto delle drammatiche perdite subite dal paesaggio dell’Alta Lombardia per questo inutile ecomostro?».

La domanda è di Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, associazione in prima fila nel contrastare il consumo di suolo e l’inquinamento da traffico.

«Anche il mercato ha bocciato Pedemontana – dichiara Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente – Il governatore lombardo Roberto Maroni deve prendere atto del fallimento di Pedemontana e del federalismo autostradale. Anche se il prossimo luglio il tribunale  non  assumesse nessuna decisione, sarebbe comunque compromessa la credibilità e la ricerca di nuovi compratori, che peraltro dura da 5 anni. Da tempo abbiamo denunciato questa situazione e chiesto una exit strategy per ridurre il danno che il completamento dell’opera avrebbe procurato ai territori».

Legambiente ha fatto i conti in tasca all’autostrada: finora dalle casse pubbliche sono usciti 1.050 milioni, non abbastanza per coprire i quasi 4 miliardi mancanti per il completamento dell’infrastruttura. Un bilancio che si è ulteriormente aggravato con la richiesta d’indennizzo del costruttore Strabag per 3 miliardi di euro.

«Ma il conto non si potrà chiudere nemmeno con i dovuti risarcimenti finanziari: deve essere risarcito anche il danno ambientale di una devastazione senza precedenti e i comportamenti colposi dei decisori politici, che avevano tutti gli elementi per prendere decisioni responsabili, dovranno essere valutati e opportunamente sanzionati», ha concluso Barbara Meggetto.