Il bando per l’accoglienza si è appena chiuso, ma tra qualche mese la Prefettura potrebbe pubblicarne un altro. I 1.152 letti messi a disposizione in Brianza dai sei vincitori, quasi certamente, non saranno sufficienti a ospitare tutti i richiedenti asilo che arriveranno nei prossimi mesi.
I profughi già in Brianza superano quota 1.000 e il loro numero è destinato a crescere con lo scoccare della bella stagione quando, anche a causa della chiusura della rotta balcanica, gli sbarchi aumenteranno.
Gli uffici di via Prina a Monza, del resto, contavano di coprire 1.700 posti: all’appello ne mancano circa 550, sempre che tutti quelli promessi vengano effettivamente garantiti. Si vocifera già che qualcuno, almeno per qualche mese, non sarà in grado di fornire tutti i letti annunciati mentre le realtà da tempo impegnate sul territorio ricordano che diventa sempre più difficile reperire appartamenti da affittare in cui alloggiare i giovani africani o asiatici.
Il modello di accoglienza diffusa funziona: in Brianza non si sono mai verificate le tensioni registrate in alcune regioni ma i proprietari, in parecchi casi, sono restii a concedere le abitazioni sfitte più per il timore delle reazioni dei vicini che per la paura che vengano rovinate dagli inquilini stranieri.
Le contestazioni nei confronti dei profughi, hanno ricordato in passato dalla Prefettura, hanno riguardato episodi isolati. Raramente, del resto, i migranti hanno richiamato l’attenzione per atteggiamenti molesti o violenti: chi viene pescato in fallo rischia l’espulsione dal programma di accoglienza o, quantomeno, di essere rispedito negli hub di Monza e di Agrate dove la convivenza con decine di persone rende il soggiorno più duro.
Sono, invece, molto più numerosi i giovani che si sono attirati la simpatia dei brianzoli perché impegnati in iniziative di volontariato promosse da associazioni e parrocchie o in piccole manutenzioni al seguito degli operai dei comuni.
Nelle casse della Prefettura resta una parte dei 14.777.500 euro messi sul piatto con il bando: dei 35 euro al giorno stanziati dal Governo per ogni profugo solo 2,50 finiscono nelle tasche dei richiedenti asilo. Il vitto assorbe in media 8 euro, altri 8 sono destinati agli affitti, alle bollette e alle manutenzioni; 7,50 se ne vanno per il trasporto, i medicinali, l’assistenza sanitaria, l’organizzazione dei corsi di italiano, l’assistenza legale; 1,90 per la programmazione e il coordinamento delle attività mentre, ma solo in Brianza, 1 euro confluisce nel fondo Hope costituito da alcuni Comuni, da aziende e da privati per finanziare borse lavoro per chi resta e microimprese per chi torna in patria.
Con i restanti 6 euro vengono pagati gli stipendi degli operatori.
Per quanto riguarda i progetti saranno molti quelli in continuità con il passato proposti dalle associazioni che si sono aggiudicate il bando per l’accoglienza dei profughi. Nell’elenco dei sei vincitori, infatti, sono comprese quattro realtà che già da alcuni anni in Brianza cercano di integrare gli stranieri, perlopiù giovani, che fuggono dai conflitti e dalla miseria che devastano l’Africa e l’Asia. La ventina di cooperative e organizzazioni riunite nella rete Bonvena dovrebbe ospitare fino a 893 stranieri, suddivisi in piccoli gruppi: parecchi di loro sono già in Italia da mesi e partecipano alle attività e alle iniziative promosse nelle diverse città da associazioni, parrocchie e comuni. La cooperativa I Girasoli di Desenzano accoglierà 33 persone, la onlus Studio D&G di Seveso 28, la Trattoria Mercato di Monza 143.
Le novità potrebbero arrivare dai due soggetti che per la prima volta hanno accettato la proposta della Prefettura: la Cooperativa sociale Brianza di Meda e la onlus Integra di Lecce. La prima è già attiva sul territorio con percorsi di assistenza e di welfare e collabora con diverse realtà locali di volontariato; la seconda è sconosciuta anche a parecchi operatori del comparto sociale.
Proprio a Integra guardano con curiosità numerosi addetti ai lavori tantopiù che in passato, come riportato in articoli pubblicati su quotidiani nazionali, il suo intervento in alcuni appartamenti affittati a Milano è stato contestato sia dai volontari che nel corso di ispezioni in cui sarebbero state rilevate inadempienze. La presidente Klodiana Cuka non nega i problemi ma, assicura, sono stati tutti superati.