Tutto è partito da un casuale e meticoloso controllo stradale, a Muggiò, a marzo scorso, a una bisarca che trasportava auto dirette a Malta. Due vetture del carico sono risultate rubate. L’autotrasportatore, con i carabinieri che l’hanno fermato, era stato vago rispetto al committente del trasporto, ma le successive indagini sul suo conto, anche con l’utilizzo di intercettazioni telefoniche, hanno permesso ai militari del Nucleo investigativo dell’Arma di Monza e agenti della polizia penitenziaria del carcere di Monza, coordinati dalla Procura di Monza, di scoprire una banda di 17 persone di varie nazionalità, soprattutto albanesi (tra loro anche il presunto capo della organizzazione, residente a Monza), ma anche un egiziano, un romeno e due bulgari, tra i 21 e i 65 anni di età, (6 gli italiani) specializzata in furti e ricettazione di auto di lusso.
Quindici le persone arrestate, obbligo di firma per altre due (entrambe donne, con un ruolo che gli investigatori considerano marginale). Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere – aggravata dalla ”transnazionalità” – finalizzata alla commissione di furti, ricettazione e riciclaggio.
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Ventitrè quelle rubate, soprattutto Range Rover, Audi, Bmw e Jaguar, per un valore di 1.750.000 euro, e 17 delle quali recuperate nel monzese e nel milanese ma anche nelle province di Ancona, Bari, Bergamo, Brescia, Como, Genova, Verona e all’estero, in Germania, Albania e Montenegro. I furti avvenivano quasi esclusivamente all’aeroporto di Malpensa. Con dispositivi elettronici, in particolare disturbatori di frequenza, i ladri mettevano ko il sistema gps dell’auto, poi, senza utilizzare chiavi nè scassinare serrature, nel giro di un paio di minuti mettevano in moto le auto e si allontanavano dai parcheggi (anche custoditi) senza dare nell’occhio. In un caso il furto è avvenuto anche nel parcheggio di un grand hotel in Versilia.
Le auto rubate a quel punto finivano sovente in box interrati (molti anche a Monza e in Brianza, ma anche nella bergamasca, in Toscana, nelle Marche e in Puglia) affittati da prestanome dove venivano temporaneamente custodite e in qualche caso smontate. In ogni caso veniva loro sostituito il numero di telaio e la centralina elettronica e venivano ritargate. Oppure, i pezzi smontati venivano rimontati su auto incidentate acquistate regolarmente online. A quel punto le auto venivano prevalentemente portate all’estero, in Montenegro, Germania e Albania.
(Articolo aggiornato alle 14.20)