«Mica micio micio, bau bau»: lo ripete spesso Maria Paola Antonia Canegrati, 54 anni, monzese, la “regina delle dentiere” che in dieci anni, dal 2004, ha di fatto monopolizzato l’odontoiatria negli ospedali lombardi e non solo, diventando – nel quadro che emerge dalle 200 pagine di ordinanza dell’Operazione Smile, che ha portato a 21 arresti per tangenti nella sanità lombarda – la “padrona” del sistema dentistico lombardo grazie ai bandi “tagliati su misura”, per un valore complessivo di 400 milioni di euro.
«Io galantuomo sono… però sono una che … devo camminare con la testa alta per strada… che nessuno non mi ha regalato niente.. niente..» dice in una telefonata intercettata: una delle tante che danno corpo all’impianto accusatorio dei pm di Monza.
Scaltra senza dubbio lo è, e anche poco modesta: «Va bene che io sono brava e che sono Mandrake…ma neanche… cioè… sulle acque non mi viene ancora molto bene…camminare…ci sto provando ma affondo…capisci?» .
“Regina delle dentiere”, ma anche “lady sorriso”, un altro suo soprannome. Nel 2010 era stata anche insignita della onorificenza di Cavaliere del Lavoro da parte del Presidente della Repubblica.
Bionda e sempre curata e, ovviamente (come non potrebbe, del resto), con uno smagliante sorriso. Non una semplice imprenditrice: nella veste di amministratrice, socia, consigliera o liquidatrice, attorno alla Canegrati c’è una galassia composta da una trentina di società.
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In pochi anni, da semplice impiegata è diventata dirigente dell’azienda Odontoquality di Arcore, fino alla scalata nelle aziende ospedaliere. Accanto, forse anche come compagno di vita (da una intercettazione emergerebbe che i due abbiano avuto una storia, poi finita) Pietro Gino Pezzano, ex direttore dell’Asl di Monza dimessosi dopo la pubblicazione di sue foto con uomini della ’ndrangheta ai tempi dell’inchiesta Infinito-Crimine, «di fatto direttore del gruppo societario riferibile alla Canegrati» dicono gli inquirenti.
In cambio degli “aiuti” per ottenere gli appalti, Canegrati è molto riconoscente: promette assunzioni nelle sue aziende ma anche direttamente negli ospedali a parenti degli amici, come a Davide, figlio dell’ex direttore amministrativo degli ospedali di Desio e Vimercate Patrizia Perotti, assunto alla Servicedent srl. Alla notizia, Perotti al telefono con la Canegrati piange: «Non piangere, hai un bellissimo ragazzo» dice l’imprenditrice che le promette anche di fargli togliere il piercing al naso.
Al consigliere regionale Rizzi avrebbe pagato la campagna elettorale del 2013, al monzese Stefano Garatti, “supervisore clinico della AO Desio Vimercate”, soldi e consulenze perché chiudesse un occhio e desse “il massimo punteggio per forniture di pessima qualità” e “correggesse anomalie nelle cartelle del reparto prima dei controlli” insieme alla albiatese Anna Maria Gorini che Canegrati, data l’importanza per i suoi affari definisce “la santa Maria”, direttore del Sitra (Servizio Infermieristico Tecnico Riabilitativo Aziendale) e referente di Canegrati all’ interno dell’ Azienda Ospedaliera, nonché sua intima amica” che al telefono, proprio a proposito dei controllori, si dice tranquilla: «tanto per loro è arabo».
Canegrati “non se la tira”, spesso parla anche in dialetto e qualcuno degli interlocutori la chiama “cucciolo”, oppure “amore”. Ma più che di cuore le telefonate parlano di soldi. Con Longo fa l’amica, ma poi parla con un altro e dice: «Non lo mando a cagare perché mi fa comodo (…) s’è fatto fare questa…. progetto dentiere pazienti anziani… el ciapa utantamila euro l’anno per non fare un cazzo». Utilitarismo sfrenato. E reciproco. La moglie di Longo, con lui al telefono dice: «…ma stasera dove ti vedi con….la stronza?».