Tra le carte di una vita da giornalista, ce n’è una che nel mio cuore ha un posto speciale: è un ritaglio che risale agli anni del ginnasio. Si tratta del mio primo articolo pubblicato da un giornale “vero”, con un titolo a due colonne e la firma in grassetto. Quel giornale era “il Cittadino”.
Mi piace pensare che la mia storia professionale sia cominciata proprio così, sulle pagine della testata che da oggi ho l’onore di dirigere. È un ritorno alle origini che mi rende orgoglioso. È come ritrovare casa dopo aver percorso un lungo viaggio.
“Il Cittadino”, non lo scopro certo io, è più di un giornale: è il testimone storico delle vicende di un territorio spesso banalizzato da luoghi comuni, e tuttavia fiero di rappresentare quei valori identitari che soltanto un consorzio umano solido, pur nelle differenze e nelle difficoltà, riesce ad esprimere.
So bene che negli ultimi tempi Monza e la Brianza hanno subìto ferite e delusioni profonde; che la crisi economica, anche qui, ha lasciato pesanti tracce a tutti i livelli; che lo slabbramento sociale ha portato a mettere in discussione modelli di sviluppo e di relazione conosciuti e rassicuranti. Ma so anche che questa terra possiede il talento e la lungimiranza per trasformare le debolezze in risorse e in nuove opportunità. È la Brianza che non si piange addosso, tenace e laboriosa. È la Brianza che da oltre un secolo si rispecchia in questo giornale.
“Il Cittadino” ha il programma nel nome: vuole informare la gente, ma anche darle voce, stare dalla sua parte. È una missione dalla quale non si può deviare. Chi fa il mestiere di giornalista sa che il rapporto franco e aperto con chi ti sceglie in edicola e sul web è un impegno che va alimentato giorno dopo giorno. Non esistono ricette infallibili, eppure continuo a credere che gradimento e autorevolezza si conquistino e si mantengano con un giornalismo rispettoso dei fatti e delle persone, preparato, utile, civile. Senza pregiudizi e aperto al confronto, ma con un’identità chiara per poter esprimere posizioni nette. Un giornalismo di cui oggi, nell’era disordinata di internet e dei social network, spesso intossicata da notizie usa e getta e da false verità, abbiamo bisogno più che mai.
Ho tre ottime ragioni, in questo momento, per considerarmi un direttore fortunato. La prima: un editore che conosce il significato della parola lavoro, e sa che un lavoro, se fatto con passione, produce sempre buoni frutti. La seconda: una redazione responsabile e sperimentata, alla quale va attribuito il merito di confezionare, con la rete di collaboratori disseminati sul territorio, un prodotto che si conferma come la migliore opzione nel panorama dell’informazione locale. La terza: l’orgogliosa tradizione di un giornale che sa di essere, per i suoi lettori, non un’abitudine ma una necessità.
Per questa serie di motivi, affronto questo impegno con lo stesso spirito che suscitò in me quel primo articolo di tanti anni fa: una combinazione di riconoscenza, entusiasmo e voglia di futuro. Torno a casa contento: la Brianza è una bellissima storia che anch’io, sul nostro “Cittadino”, contribuirò a raccontare.