Le acque tra “Le rive del Lambro” continuano ad essere agitate. Le associazioni culturali e sociali non mollano e si oppongono strenuamente al progetto che prevede l’installazione di tredici chioschi in diversi punti del centro città. Nelle mattine di giovedì 31 e sabato 2 aprile presidenti e rappresentanti delle 29 realtà che hanno aderito alla protesta si sono dati appuntamento in piazza San Paolo per raccogliere firme e sensibilizzare i cittadini contro il progetto presentato dalla società Saum srl, di proprietà dell’ex assessore Vincenzo Ascrizzi, e deliberato dalla giunta la scorsa estate.
Circa 700 le firme raccolte il giorno del primo banchetto e 341 quelle di sabato mattina: sono andate ad aggiungersi a tutte le altre che, con costanza e determinazione, sono state collezionate in questi ultimi mesi. 2.142 i monzesi che ad ora si sono espressi contro i tredici dehors che, secondo i piani, nel caso in cui raccogliessero tutte le approvazioni necessarie anche da parte della Soprintendenza milanese, dovrebbero essere installati in città entro l’anno.
«Le ventinove associazioni e comitati che firmano questa lettera chiedono al sindaco Scanagatti e alla giunta di ritirare la delibera che ha autorizzato questi insediamenti per salvaguardare la bellezza del nostro centro storico», si legge nel documento che è stato consegnato ai passanti.
«Siamo contrari per tanti motivi – ha spiegato in piazza San Paolo la presidente dell’associazione mazziniana italiana Gianna Parri, una delle promotrici della “sollevazione” – Lo siamo per ragioni commerciali, perché in centro ci sono tantissimi negozi che vendono le stesse cose che, con ogni probabilità, si troveranno nei chioschi, e poi perché sono davvero molti, ormai, i negozi chiusi e sfitti per via della crisi e della mancanza di lavoro: quella dei dehors sarebbe una concorrenza sleale. Dal nostro punto di vista – conclude – Non solo deturperanno il centro storico, coprendo la vista di importanti monumenti e invadendo slarghi e piazze di rara bellezza, ma porterebbero anche maggior degrado».
La presidente della Casa della Poesia di Monza, Antonetta Carrabs, ha invitato il primo cittadino a confrontarsi in prima persona con le associazioni: «Siamo in tantissimi, perché ogni associazione o comitato raduna centinaia di persone. Vorremmo finalmente discutere con il sindaco, che è una persona molto attenta alla cultura e al sociale, di questo problema che ci sta molto a cuore».