Chiesto il rinvio a giudizio per la morte di Elio Bonavita e di Matteo Trenti, i giovanissimi brianzoli (14 e 16 anni) che l’anno scorso persero la vita a Monza in due distinti incidenti stradali accaduti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro.
Il tribunale ha fissato al prossimo 16 marzo la data dell’udienza preliminare relativa al tragico incidente stradale in cui il quattordicenne di Villasanta Bonavita ha perso la vita travolto da un suv mentre si trovava in macchina con la mamma Nunzia Minichini, rimasta ferita gravemente. Il fatto era successo in viale Brianza, poco prima della svolta in via Ramazzotti, in zona parco. Da Villasanta, dove abitava, Elio stavano andando alla partita di calcio domenicale alla Dominante.
Confermate, da parte del sostituto procuratore Manuela Massenz, le ipotesi accusatorie formulate nei confronti dei due automobilisti alla guida dei mezzi che hanno innescato la tragica carambola, fatale per il povero Elio, studente iscritto alla prima liceo linguistico al Mosè Bianchi. La perizia cinematica, affidata all’ingegner Domenico Romaniello, e alla quale hanno partecipato anche i consulenti delle difese e della parte civile, avrebbe confermato la prima ricostruzione operata dagli inquirenti.
Prima l’Audi Q5 guidata da Giuseppe Colombi, un imprenditore 46enne di Vedano al Lambro, che non rispetta la precedenza e si immette da via Ramazzotti in viale Brianza in direzione centro di Monza. Poi l’arrivo a velocità troppo elevata (secondo le tesi dell’accusa) della Range Rover nera condotta da Giovanni Lorefice un 38enne lesmese che, per evitare l’Audi, scarta a sinistra e invade il senso di marcia opposto andando ad investire frontalmente la piccola utilitaria nella quale si trovavano Elio, e la madre Nunzia Minichini. L’accusa è per entrambi quella di omicidio colposo.
Nei confronti del conducente della Q5 viene contestato anche il reato di omissione di soccorso, per non essersi fermato dopo il terribile schianto che aveva coinvolto anche altre automobili. L’uomo sostiene di «non aver lasciato in coscienza il luogo dei fatti» come confermato dai suoi legali, aggiungendo che i ricordi dell’accaduto si erano limitati «ad alcuni flash» di auto che arrivano alle sue spalle. E poi un «momento di panico» quando si era reso conto che la jeep nera gli stava arrivando addosso, che gli aveva cancellato «ogni percezione della realtà».
Una condizione di disagio, sempre secondo gli avvocati, diventata una costante dopo che tre anni prima era stato investito da un’auto mentre faceva jogging in zona Parco.
Stessa accusa di omicidio colposo anche nei confronti di Andrea Benazzi, il 26ennedi Sesto San Giovanni che investì il giovane Matteo Trenti, studente del Frisi mentre, di sera, tornava a casa dalla riunione del gruppo Scout del Carrobiolo del quale era membro. Il fatto avvenne in via Azzone Visconti. La morte dei due ragazzi aveva comprensibilmente suscitato un’ondata di commozione in tutta la Brianza, da Monza a Villasanta, e non solo. Ai due giovani sono stati tributati ricordi, tornei calcistici, per quanto riguarda Elio, e omaggi dalla Critical Mass, il movimento spontaneo di ciclisti, a favore di Matteo.