In via San Damiano a Monza stanno per arrivare le ruspe. Entro un paio di settimane inizieranno ad abbattere gli edifici abusivi che nel corso degli anni sono stati costruiti illegalmente sull’area di quasi 4mila metri quadrati che si estende in prossimità di via Vignola, vicino al confine con Brugherio.
È in quelle zone, infatti, che è nata la “favela” di Monza, la “baraccopoli” della città: un intero quartiere, chiamiamolo così, che non dovrebbe esistere. Sull’area privata in questione l’usufruttuario non si è limitato a costruire “baracche in legno ad uso ricovero animali da cortile”, come si legge nella delibera di giunta numero 409/2015.
Perché il responsabile dell’abuso ha pensato di realizzare anche “strutture in legno, manufatti in muratura, manufatti in lamiera, baracche in legno con copertura in onduline, manufatti realizzati parte in muratura e parte immateriale di recupero, con copertura in lastre di onduline”, si legge sempre nelle carte del Comune pubblicate da poco all’albo pretorio. Un vero e proprio complesso residenziale, verrebbe da dire, e a rimetterci non saranno solo i polli e i pulcini, galli e galline e magari anche oche, che dovranno presto trovare un nuovo riparo l’inverno.
Le spese per l’abbattimento, infatti, saranno anticipate dal comune: si tratta di una somma pari a 19.965 euro. Che poi, però, verrà addebitata a chi queste baracche le ha costruite.
Si sta così per concludere una vicenda che si trascina da oltre due anni, da quando, alla fine del maggio 2013, un’ordinanza dirigenziale ha intimato all’usufruttuario di demolire e abbattere le opere abusivamente realizzate entro un termine massimo di novanta giorni. Una scadenza che non era stata rispettata.
Caduta nel vuoto anche la denuncia che la proprietaria del terreno ha sporto nei confronti dell’uomo alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Monza e le diverse segnalazioni di inottemperanza alle ordinanze dirigenziali di “ripristino dello stato dei luoghi”. Per procedere con le opere di demolizione, così, al comune non è restato che confiscare l’area.