Basterà ancora una giornata con un livello di Pm10 superiore al limite massimo (che è di 50 microgrammi per metro cubo) per mettere fuori legge la città di Monza. Dall’inizio dell’anno è già stato superato 34 volte, sulle 35 consentite per decreto legislativo.
Anche alla luce di questi dati Monza non eccelle nel 23esimo rapporto Ecosistema urbano 2016 pubblicato da Legambiente in collaborazione con l’istituto di ricerca Ambiente Italia e il Sole 24 Ore.
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Uno studio articolato che prende in considerazione cinque parametri di riferimento: aria, acqua, rifiuti, mobilità ed energia e cinque anni di indagine, dal 2011 al 2015. Guardando al dato complessivo Monza si piazza al preoccupante 91esimo posto su scala nazionale. Un risultato pessimo, il peggiore tra le province lombarde, e in calo rispetto al 2015 quando la nostra provincia si era fermata al 78esimo posto.
A ben guardare l’andamento degli ultimi anni si scopre che la città non è peggiorata in senso stretto: più semplicemente le altre sono migliorate di più. Sul fronte dell’acqua ha ritrovato la terza posizione nazionale persa lo scorso anno (era all’ottavo posto), per i rifiuti ha recuperato dal 39esimo al 35esimo posto (era al 17esimo nel 2013), nei trasporti pubblici Monza è passata dal 74esimo al 61esimo (non era mai stata così in alto) e solo sull’inquinamento ha continuato a perdere posizioni (dalla 79 alla 89). La traduzione è una: i piccoli passi compiuti dalla città nell’ultimo anno non bastano per competere con i miglioramenti che altri centri hanno evidentemente fatto.
Vale la pena di osservare nel dettaglio quali sono i voti dati da Legambiente a ciascuna categoria di indagine, partendo dalle note più dolenti. La qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno, per esempio, non è certo salutare. Il dato del biossido di azoto piazza Monza all’88esimo posto, meglio la situazione per quanto riguarda il dato di emissione dell’ozono, con oltre 49 giorni di superamento della media mobile sulle 8 ore di 120 microgrammi per metro cubo registrati dalle centraline urbane. Nessuna buona notizia sul fronte dell’inquinamento da Pm10. I valori registrati nel 2015 fanno precipitare Monza all’89esimo posto con 37.50 microgrammi per metro cubo, e pensare che nel cinque anni prima la nostra città si era piazzata all’81esima posizione con un valore di 47 microgrammi e meglio ancora aveva fatto nel 2012 con 42 microgrammi. Poi il dato si è incollato a 33 microgrammi inchiodando Monza al 79esimo posto per due anni consecutivi, fino a perdere ben 10 posizioni tra il 2014 e lo scorso anno.
Non va meglio sul fronte dei trasporti. Le isole pedonali sono un miraggio: l’estensione pro capite della superficie stradale pedonalizzata è di 0,002 metri quadrati per abitante. Un risultato sconsolante che precipita Monza in fondo alla classifica nazionale al 96esimo posto dopo Reggio Calabria (95 posto) Campobasso (88) e Potenza (81). Preoccupante anche la situazione degli incidenti stradali: 83esimo posto per Monza con quasi 8 incidenti mortali o gravi ogni 1.000 abitanti nel 2015.
Il consumo domestico da fonti rinnovabili è talmente esiguo tra i monzesi che si piazzano ancora una volta in fondo alla classifica del 2015 (96esimo posto).
Qualche segnale positivo comunque c’è anche per Monza nel rapporto Legambiente. È la terza provincia per la quantità di dispersione idrica con solo il 12% di acqua perduta, e produce ogni anno “solo” 420 chilogrammi di rifiuti a testa, conquistando così il 10esimo posto nazionale. Dodicesima posizione per quanto riguarda l’estensione pro capite di verde urbano: 68 metri quadrati per abitante. Pensare che a Matera, al primo posto, ogni abitante ha a disposizione ben 988 metri quadrati.
Sono i piccoli centri urbani, molto più delle grandi città e delle metropoli ad aver compiuto i passi più significativi per quanto riguarda gli obiettivi di eco sostenibilità. A uscirne meglio è Macerata, ora sconvolta dai danni del terremoto, che si è piazzata nel 2015 in alte posizioni in tutte le macro aree prese in considerazione dallo studio: aria, acqua, rifiuti, energia rinnovabile e mobilità. È proprio il piazzamento virtuoso del capoluogo delle Marche a portare in alto in classifica il territorio del Centro Italia. Con Macerata nella top ten svettano altri piccoli capoluoghi con meno di 80.000 abitanti.
Nel complesso sono comunque le province del Nord a ottenere i risultati migliori nella graduatoria nazionale. Ancora una volta a prendere i voti migliori sono otto città medio piccole come Verbania al secondo posto e Savona che si piazza al decimo. Ottimo piazzamento per Oristano, unica città insulare a conquistarsi una posizione nelle prime dieci più virtuose ed ecosostenibili.
Grandi assenti sono le metropoli che non riescono a tenere il passo non solo con il dinamismo dei piccoli capoluoghi italiani ma nemmeno con le città europee, molto più avanzate in tutte le categorie analizzate.
«Decongestionare le città dal traffico e attuare una riqualificazione energetica degli edifici aumenterebbero il benessere dei cittadini e ne tutelerebbero la salute – ha commentato Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Purtroppo da questi obiettivi siamo ancora lontani. Serve un cambio di passo anche delle amministrazioni, anche per intercettare nuove opportunità di finanziamento, al di là dei sempre più scarsi trasferimenti statali».