Monza, il disagio di San Gerardo: da biblioteca a rifugio diurno (con siringhe)

Siringhe nei bagni del centro civico San Gerardo di via Lecco a Monza, accanto all’ingresso della biblioteca. Una decina di giorni fa il ritrovamento che ha fatto capire quanto, ormai, il limite sia stato superato. E anche gli utenti sono in fuga.
Monza Biblioteca san Gerardo via Lecco
Monza Biblioteca san Gerardo via Lecco Fabrizio Radaelli

Siringhe nei bagni del centro civico San Gerardo di via Lecco a Monza, accanto all’ingresso della biblioteca. Una decina di giorni fa il ritrovamento che ha fatto capire quanto, ormai, il limite sia stato superato.

Le persone che hanno scelto quei bagni per iniettarsi la dose hanno poi nascosto le siringhe all’interno della cassetta dello sciacquone di una delle tre toilette. Per la cronaca, l’ultima: la più ampia. Sempre meno luogo di ritrovo per studiare, leggere o partecipare a corsi e riunioni e sempre più, al contrario, luogo – comodo e riparato – dove senza fissa dimora e sbandati decidono di trascorrere gran parte della giornata.

La situazione è definitivamente degenerata e a farne le spese sono gli utenti e i dipendenti della biblioteca. Gli sbandati, tanto italiani quanto stranieri, entrano ed escono da quegli spazi a piacimento. A volte arrivano già in evidente stato di alterazione alcolica, altre iniziano a bere proprio seduti sui divanetti della biblioteca. Portano cibo, bottiglie, lattine e banchettano vicino ai bagni, vicino agli scaffali che contengono fumetti per ragazzi, tanto nelle aree di maggiore quanto di minor passaggio. Discutono tra loro e attaccano briga con chi va in biblioteca a studiare o a leggere.

«Lo dico da insegnante – ha detto una monzese al Cittadino nei giorni scorsi – Così non va: non ci vado più nemmeno io. E ho passato la vita a spingere i miei studenti a frequentare le biblioteche: come potrei farlo in questo caso?».
La monzese sottolinea due nodi: uno, l’igiene, «credo che sia un problema che dovrebbe affrontare anche l’Ats, perché è un fatto grave anche dal punto di vista sanitario»; due, il fatto che sia stato permesso a uno spazio pubblico di arrivare a questo punto.

«Si tratta di confusione nella funzione di quei locali: se quello di cui hanno bisogno è un posto in cui stare, venga creato, ma non si può permettere che una biblioteca assolva a questo compito».

«La mia impressione è proprio che la situazione, che sicuramente è nota, non sia stato affatto gestita, come se fosse normale» ha aggiunto l’insegnante.

Che gli utenti negli ultimi mesi siano diminuiti è un dato di fatto: se, fino a qualche tempo fa, la sala studio si riempiva fin dal mattino, ora è frequentata da appena una manciata di persone. «Chi viene in biblioteca cerca pace, e non sempre qui riesce a trovarla», commentano i bibliotecari. Anche per loro la situazione è delicata perché, oltre alla gestione dell’utenza quotidiana e dell’andirivieni di persone che chiedono informazioni e testi, cd e dvd in prestito, si aggiungono le difficoltà legate alla gestione degli sbandati.

Alcune fasce orarie, comprese quelle di chiusura, sono coperte dal lavoro di una sola persona, che fa fatica a controllare che tutto fili più o meno liscio. Ci sono problemi di igiene, anche perché tre bagni su cinque sono fuori servizio, e problemi di convivenza: quella di San Gerardo è e resta una biblioteca o si sta trasformando in uno spazio da affidare alla gestione ai servizi sociali?

Gli utenti se lo chiedono sempre più frequentemente. E il servizio di presidio e di sorveglianza effettuato a pagamento, secondo il volere dell’amministrazione, dai Good Guys, “volontari di strada a disposizione della comunità”, funziona poco. Perché limitato a una manciata di ore nel corso della giornata e perché non accompagnato da un piano di intervento strutturato e integrato a un’azione dei servizi sociali.