“Sono liberale, liberista, libertario, liberi tutti. Non so. Sono radicale”. Se proprio devo essere qualcosa, forse pensa ma non dice: è Paolo Piffer a parlare dopo le undici di sera di lunedì 14 marzo inaugurando così un nuovo capitolo della politica a Monza: la diretta online dopo l’assemblea cittadina. È tornato a casa, ha acceso lo smartphone (o il tablet o il computer) e quindi da Facebook ha acceso la diretta: lui e gli altri, chiunque abbia voluto ascoltarlo chattando con il consigliere.
Tre quarti d’ora senza filtro per discutere con chiunque cosa fosse successo in aula e della politica e dell’amministrazione comunale. Per esempio per dire che è stato scandaloso annullare alla fine della scorsa settimana la commissione convocata per discutere dei bocconi avvelenati sparsi in giro per la città contro i cani nei mesi passati (e qualcuno commenta). E poi parlare del ruolo delle liste civiche a Monza e il loro futuro (e qualcuno commenta). Oppure per parlare del ruolo della politica e del fatto che forse si finisca sempre per parlarsi addosso tra politici (e qualcuno commenta). E poi per dire che Massimiliano Romeo è candidato sindaco della Lega l’anno prossimo (e nessuno commenta).
Piffer dice: la gente va a votare uscendo di casa, spesso, per andare a mettere una croce su un simbolo senza sapere chi sono le persone e cosa hanno fatto. “L’ho fatto anch’io” assicura il consigliere di PrimaVera Monza. Ma forse, aggiunge, non dovrebbe essere così. “Mi piacerebbe che alle elezioni fossimo io, Roberto Scanagatti, chiunque altro, ma senza simboli”: vorrei vedere se è la stessa cosa, aggiunge, limitandosi al dubbio, senza particolari risposte. “Se parli in consiglio delle aree cani sembra una cosa così, se parli di quella volta che hanno spaccato la macchina a Salvini è alta politica. Per me è il contrario. S devi dirmi che hanno spaccato la macchina a Salvini, dimmelo al bar”. E a chi gli propone una grande alleanza cittadina delle liste civiche, risponde: “Macché, siamo tutti diversi”.
Se la prende anche, Piffer, con un altro consigliere (“ma non faccio nomi”): in aula “ha detto che ormai il mandato elettorale è finito”. “Ma mancano quindici mesi – esclama in consigliere di minoranza – CI sono centinaia di commissioni da fare, centinaia di interpellanze, siamo qui per questo”.