Monza, il 6 giugno e le ciliegie È uno dei miracoli di San Gerardo

Camminate per il centro di Monza e vedete una fila di banchi di ciliegie? È il 6 giugno, giornata dedicata al santo patrono San Gerardo dei Tintori e le ciliegie lo rappresentano, tanto da essere diventate l’attributo nell’iconografia classica. Ma per quale motivo?
Le ciliegie di San Gerardo a Monza
Le ciliegie di San Gerardo a Monza

Camminate per il centro di Monza e vedete una fila di banchi di ciliegie? È il 6 giugno, giornata dedicata al santo patrono San Gerardo dei Tintori e le ciliegie lo rappresentano, tanto da essere diventate l’attributo nell’iconografia classica insieme a una scodella col cucchiaio. Ma per quale motivo?

Le ciliegie rosse rimandano al miracolo attribuito al santo monzese. La storia narra che in pieno inverno Gerardo bussò alle porte del duomo per poter entrare a pregare. Il sagrista, che aveva già chiuso il portone, gli rispose che gli avrebbe aperto solo se si fosse presentato con un ramo colmo di ciliegie mature. E così fece.

È legato a un altro miracolo attribuito al santo, anche il gesto di collocare la statua nel Lambro (leggi), a ricordo di un miracoloso attraversamento del fiume, sorretto solo dal suo mantello, che consentì a Gerardo di raggiungere indenne la sponda opposta del fiume in piena e raggiungere l’ospedale da lui fondato (secondo la tradizione investendo la ricca eredità lasciata dal padre) ordinando alle acque di non entrare nelle stanze dei malati.

Il primo nucleo dell’ospedale San Gerardo – che negli anni ha cambiato sede ma mai nome – si trovava sulla riva sinistra del Lambro all’altezza dell’attuale oasi di San Gerardino e del ponte a lui dedicato.

Un terzo miracolo lega il santo monzese alla comunità di Olgiate Comasco che ogni anno – da più di 800 anni – in tre momenti (compreso il 6 giugno) è protagonista di un pellegrinaggio che coinvolge ogni volta centinaia di cittadini in visita all’urna che ospita il corpo di San Gerardo nella chiesa di Monza a lui dedicata. È un voto fatto dagli olgiatesi nel 1207 quando si liberarono della “sincoposi”, che colpiva cuore e cervello, dopo una preghiera al santo morto da pochi giorni.

Da allora gli olgiatesi hanno promesso di visitare la tomba del santo ogni anno con almeno un rappresentante per famiglia.