Una delegazione di carabinieri in servizio e in congedo guidati da Vito Potenza, coordinatore dell’Associazione carabinieri, e dal tenente colonnello Rodolfo Santovito, comandante del gruppo carabinieri di Monza, ha fatto visita ai bambini ricoverati al San Gerardo consegnando doni e biglietti d’auguri realizzati dai detenuti di Bollate.
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E invece diventa realtà il sogno di guidare un treno di alcuni di quei bambini. Come il protagonista della storia che qualche mese fa aveva suscitato commozione.
Aveva un cappello da macchinista molto più grande di lui il piccolo Giacomo 3 anni, quando, nel luglio scorso si è seduto sulla poltrona del macchinista e ha guidato da Monza a Sovico lungo la linea Monza-Lecco.
È stato un bambino felice su quel treno “lungo lungo” e ha vissuto una giornata indimenticabile insieme a mamma, papà e fratellini. Per qualche ora è stato più forte della malattia che lo avrebbe portato via due mesi più tardi.
Ora il sorriso di Giacomo potrà essere quello di tutti i bambini in cura nei centri di oncologia ed ematologia pediatrica di Lombardia, grazie ad un accordo firmato lunedì presso il Centro Maria Letizia Verga per la cura e la ricerca sulle leucemie infantili dove Giacomo era in cura. “Il treno del sorriso” è il nome del protocollo che è stato siglato dall’amministratore delegato di Trenord Cinzia Farisé, il Centro Verga di Monza, l’Istituto dei Tumori di Milano, l’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, gli ospedali Civili di Brescia e il San Matteo di Pavia.
«Sono convinto che curare non significa solo somministrare i farmaci- spiega Momcilo Jankovic, responsabile del day Hospital pediatrico e promotore dell’iniziativa- ma anche supportare i bambini e le loro famiglie a superare i momenti più difficili, anche l’elaborazione di un lutto».
Jankovic è da sempre attento a realizzare i desideri dei piccoli pazienti, soprattutto quando la prognosi è infausta: «Il desiderio di guidare un treno è ricorrente tra i bambini- spiega- : vent’anni fa andai in stazione a Monza per chiedere al capo stazione di far provare questa emozione a Claudio, un mio piccolo paziente che disegnava solo locomotive e carrozze. Quando mi sono rivolto a Trenord per realizzare il desiderio di Giacomo si è scatenata una gara di solidarietà umana che mi ha commosso».