Monza e il “caso chioschi”: otto cose da sapere secondo il Comune

Polemiche? Tante. E secondo l’assessore alle Attività produttive Carlo Abbà anche tanti errori ed equivoci, sul progetto dei tredici chioschi in centro a Monza. Allora il Cittadino ha chiesto a lui di dire cosa è vero e cosa no. Ecco le sue risposte.
Monza, Carlo Abba
Monza, Carlo Abba Fabrizio Radaelli

Polemiche? Tante. E secondo l’assessore alle Attività produttive Carlo Abbà anche tanti errori ed equivoci, sul progetto dei tredici chiosconi in centro a Monza. Allora il Cittadino ha chiesto a lui di dire cosa è vero e cosa no. Ecco le sue risposte.

1. Cos’è “Rive del Lambro”?

Prevede la realizzazione di tredici chioschi in un percorso che parte dalla stazione ferroviaria, passa per piazza Cambiaghi, si snoda lungo il Lambro prevalentemente a lato del centro storico e termina ai Boschetti Reali. Sono previste funzioni e servizi di informazione e supporto a cittadini e turisti, di animazione e presidio delle aree e commerciali. Le dimensioni variano da 20 a 70 metri quadrati – questi ultimi saranno posti agli estremi del percorso. Quelli ai margini del centro storico, circa otto, sono di 20 mq in prevalenza.

2. Come è nato e si procederà?
Si tratta di una proposta legittima presentata da privati che hanno seguito l’iter amministrativo previsto dalla normativa. Sono state informate le associazioni dei commercianti, che hanno manifestato attenzione al progetto, e la commissione paesaggio che ha suggerito modifiche, recepite nel successivo progetto di massima che è stato pubblicamente messo a gara per permettere a tutti di competere con la società proponente. Per ciascun chiosco verrà in seguito prodotto il progetto definitivo di dettaglio che dovrà ottenere una autorizzazione da parte del comune oltre al giudizio di compatibilità dalla Sovrintendenza. Non è un progetto a scatola chiusa.

3. Ci sono costi a carico del privato?
Tutti i costi di progettazione, di realizzazione e installazione, di ripristino dell’area dopo i lavori e di manutenzione dei chioschi. Oltre a quanto dovuto al Comune.

4. Costi, invece, a carico del Comune?
Nessuno.

5. Quali sono i ricavi per il privato?
Quelli derivanti dalle attività commerciali installate.

6. I ricavi per il Comune, invece?
Come previsto da leggi e regolamenti annualmente sono dovuti la Tosap, tassa di occupazione del suolo pubblico, e 100 euro al mq per un importo complessivo di circa 80mila euro all’anno. Una tantum sono invece gli oneri di urbanizzazione e un importo pari al 10% del valore dell’opera realizzata per una cifra totale di circa 150mila euro. Inoltre è previsto un importo forfettario per interventi di arredo urbano o altro.

7. Rapporto con il privato e servizi?
È un regime di concessione di utilizzo di suolo pubblico della durata di dodici anni non rinnovabili automaticamente. Sono vietate attività e pubblicità legate al gioco d’azzardo e alla pornografia. Inoltre, non più di un certo numero di chioschi sul totale potrà avere una attività con la medesima categoria merceologica; in pratica, non ci saranno tredici bar. Ogni chiosco dovrà essere dotato di wifi free, essere punto informativo turistico dotato dei materiali e delle conoscenze necessarie e partecipare agli eventi organizzati dal comune. Potrà essere punto di accesso ai servizi online del comune, realizzare servizi per e con cittadini e dare disponibilità di spazi alle associazioni.

8. I comitati, però, dicono no.
Ho incontrato volentieri il 2 dicembre comitati e associazioni firmatari di un primo comunicato e ho purtroppo constatato che la principale fonte di loro informazione è stato un rendering di una fantomatica struttura posta al centro di piazza Carrobiolo: è pura fantasia e sarebbe stato sufficiente chiedere gli atti, sempre pubblici, per accertarsene. Nell’incontro, presenti circa otto persone in rappresentanza di nove enti, sono stati fornite dettagliate informazioni e ringrazio tutti per il confronto serrato ma corretto e, credo, positivo.
Poi è arrivato un secondo comunicato, con in elenco un ventina di enti, e un terzo comunicato, uguale al secondo con in elenco i soli 9 enti presenti al l’incontro. Nessuna firma originale, solo elenchi. Credo che su questo aspetto dovrebbe essere fatta chiarezza: non per il Comune, che è sempre disponibile al confronto, ma per associazioni e cittadini.