Monza, da via Ghilini al Villoresi: «Qui è pieno di siringhe»

Il viaggio del Cittadino nel piccolo “bosco di Rogoredo” monzese, partendo da via Ghilini giù lungo il Lambro e poi sul canale Villoresi: da qui l’eroina non sembra essersene mai andata e le siringhe abbandonate lo testimoniano.
Monza Siringhe via Ghilini
Monza Siringhe via Ghilini Fabrizio Radaelli

«Sull’altra sponda del fiume non possiamo più andare a pescare». Allunga il braccio e indica la striscia di terra, sottile, che si snoda tra via Ghilini e via Guarenti, alle spalle della chiesa ortodossa di Monza. «È pieno di siringhe, lì».

A parlare è uno dei pescatori che abitualmente getta gli ami in quel tratto di Lambro. Proprio nel momento in cui pronuncia quelle parole, dalla sponda incolta, in lontananza, spunta un uomo. Si allontana, rapido, lungo la ciclabile che costeggia il canale Villoresi.

Non se n’era mai andata, ma adesso si fa vedere di più. Molto di più. È l’eroina, che in città non ha mai smesso di fare proseliti. E se a Milano c’è il bosco di Rogoredo, piazza di spaccio e di consumo per tutto il nord Italia, a Monza ci sono le sponde del Lambro e la ciclabile del Villoresi. Per rendersene conto è sufficiente passeggiare lungo il canale nel tratto compreso tra le vie Ghilini e Val d’Ossola e addentrarsi tra i terreni incolti e le sterpaglie che, con gli anni, hanno ricoperto tonnellate di materiale edile scaricato lontano da occhi indiscreti.


Tra i tronchi e le radici, in mezzo a bottiglie rotte e vuote, spuntano loro, le siringhe. Gli aghi, gli involucri, i fazzoletti. È tutto gettato per terra: un buco e via. Non c’è né il tempo, né la voglia, di non lasciare tracce. In alcuni punti si trovano piccoli mucchi: tre di qua, cinque di là. E ancora. Il sole di questi ultimi giorni brilla sulle punte smussate di quelle siringhe e sul sangue raggrumato al loro interno. Quel tratto di ciclabile presenta diversi lampioni rotti o funzionanti in maniera intermittente e non ci sono luci tra la boscaglia: se in pieno giorno l’atmosfera è surreale, al tramonto diventa inquietante. Soprattutto perché risultano rotte e vandalizzate anche le colonnine d’emergenza installate lungo la ciclabile.

La passeggiata prosegue ma non si incontra più quasi nessuno, Solo un altro pescatore, silenzioso, che resta voltato di spalle. E allora si procede. Si percorre via San Lorenzo: poche decine di metri di pista ciclopedonale che sbucano a San Rocco al ponte delle cinque curve. A ogni passo il numero delle siringhe gettate per terra cresce. Si arriva a metà della via.

Tra l’erba, incolta, si notano delle pietre: volontariamente posizionate l’una accanto all’altra, formano una base d’appoggio. Accanto, il fondo di una lattina tagliato ad arte per poter sciogliere la droga con acqua e limone. Per preparare la base. Prima di iniettarla nelle vene. Negli ultimi mesi le segnalazioni di siringhe abbandonate si sono moltiplicate: dopo i bagni della stazione e il parcheggio dello stadio Sada, a creare scompiglio anche il ritrovamento nelle toilette del centro civico di via Lecco.