Mancano i medici di famiglia e i pazienti non solo rischiano di perdere un punto di riferimento importante ma anche di dover macinare chilometri per trovare un professionista che li assista. Il disagio, che colpisce soprattutto i più anziani, è legato al progressivo pensionamento di chi è entrato in servizio negli anni Settanta e alla carenza di rincalzi provocata dalla complessità delle normative.
A Monza entro la fine dell’anno lasceranno il lavoro due dottori che saranno rimpiazzati da altrettanti sostituti in attesa che l’Ats nomini i titolari: l’annuncio ha mandato in fibrillazione molti utenti, spaventati da un possibile turnover di più professionisti e dalla chiusura degli studi nei loro quartieri. Chi ha chiesto il cambio del medico ha scoperto che in città quasi tutti sono saturi. «In tremila persone – commenta Giuseppe Ruggeri – ci troviamo in queste condizioni a causa della assenza di programmazione. Non è possibile che in Lombardia, la regione che si vanta di avere il servizio sanitario migliore d’Italia, accadano queste cose. Nessuno pensa all’ansia e al disagio creati: ci sono anziani che non sanno a chi rivolgersi».
«Io – aggiunge – ho scoperto per caso che a Vedano c’era un medico con un posto libero ma agli uffici di Monza dell’Ats non sapevano come muoversi. Per ottenere l’assegnazione sono andato agli sportelli di Lissone dove mi hanno fornito le indicazioni, ho richiesto l’autorizzazione al professionista e sono tornato in via Boito». Dall’Ats, prosegue, nessuno ha risposto alle sue segnalazioni: «Perfino le farmacie che effettuavano il servizio di cambio del medico non sanno come comportarsi».
La carenza di operatori è confermata dal direttore sanitario dell’Ats Silvano Lopez: «Il problema – ammette – è diffuso in tutta Italia e in Brianza siamo in condizioni migliori rispetto ad altri territori. Da noi, perlomeno, nessuno si ritrova senza assistenza: ci siamo attivati per trovare tutti i sostituti, anche a Monza, e abbiamo alzato da 1.300 a 1.500 il numero di pazienti per ogni professionista». Rimane, però, il disagio causato dal turnover: i posti vacanti, un po’ come accade per le cattedre degli insegnanti, possono essere assegnati a un titolare dopo mesi di avvicendamenti.
«In Lombardia – precisa Lopez – i cento posti della scuola di specialità di medicina generale sono insufficienti e la carenza aumenterà». Le graduatorie sono compilate sulla base dei titoli e delle sostituzioni effettuate dai professionisti e non di rado c’è chi rinuncia all’incarico ottenuto da poco non appena si libera un posto più vicino a casa. Non sempre, poi, i nuovi medici mantengono gli studi dei predecessori che, spesso, hanno affitti quasi proibitivi. «I problemi saranno sempre più gravi soprattutto nei piccoli paesi. Potrebbe accadere che, come le parrocchie nelle comunità pastorali, un medico abbia pazienti in località diverse».n