«Ora sarebbe facile tornare indietro. E’ più difficile andare avanti. Ma dico che è necessario avere una moschea a Carnate». A pochi giorni dai fatti di Parigi, va fatto ciò che – apparentemente – sembrerebbe paradossale: andare avanti nel concedere spazi ai musulmani per la preghiera, la formazione, l’incontro con imam esperti. Bloccarsi e arretrare non può che peggiorare le cose, soprattutto in quelle zone (lontane dalle grandi città) attualmente sprovviste di luoghi di preghiera. E Carnate ne è un esempio.
«Creare delle situazioni in cui ci sia una persona esperta di religione di fronte alla comunità, potrebbe migliorare la situazione» ha spiegato Reda Afify (nella foto), imam responsabile dell’associazione “Centro sportivo culturale di Carnate”, costituita qualche mese fa per avere accesso alle strutture del centro sportivo della stazione. Reda ha frequentato le scuole in Egitto e, trasferitosi in Italia, ha studiato mediazione linguistica. Abita a Milano, ma quasi ogni venerdì si reca a Carnate («Mi hanno chiesto di restare responsabile ancora per un po’, almeno fino a quando non riusciranno a trovare qualcuno del posto che mi possa sostituire») per guidare la preghiera e per far conoscere i principi islamici a una comunità che raccoglie qualche centinaio di persone provenienti anche dai Comuni circostanti e che troppo a lungo non ha avuto una guida.
«Le prime volte che andavo a Carnate, mi rendevo conto che i fedeli non sapevano pregare ed erano convinti di cose sbagliate. Per esempio, un giorno un uomo mi ha chiesto se non commetteva reato a rubare ai non mussulmani». Reda non nasconde le difficoltà dell’incontro tra Islam e mondo occidentale: «Esistono musulmani ignoranti, questo è il vero problema. Io non posso accettare che un imam come quello di Londra possa dire che chi offende Maometto deve morire. Non è vero, non c’è scritto questo nel Corano. La moschea è molto importante per consentire ai fedeli di capire cosa insegna veramente l’Islam. Lasciati da soli, è facile che restino in balia dei media e delle notizie, che prendano per vere le parole di persone, magari viste alla tv, che non sono esperte o che sono in malafede. Quando ci avviciniamo alla gente e parliamo della religione reale, molte cose cambiano».
Come procederanno le cose a Carnate, lo si saprà nei prossimi giorni: «Mi hanno detto che il sindaco (Daniele Nava) ha chiesto il mio numero di telefono, ma al momento non so di cosa voglia parlarmi» ha riferito Reda. Commentando l’attacco terroristico del 7 gennaio, sommato ad altri episodi analoghi, Reda ha sostenuto che «la guerra vera è contro i musulmani moderati. C’è qualcuno che vuole rovinare l’immagine dell’Islam. Penso che sia un complotto contro di noi, ora è molto facile fare di tutta l’erba un fascio e creare analogie tra musulmani e terroristi. Sicuramente, almeno in Europa, le comunità islamiche subiranno delle conseguenze negative dopo questi gesti».
Il sospetto, nutrito anche da una serie di lacune nella dinamica dei fatti, è che «dietro a questo attentato ci siano interessi differenti, politici o economici» dimostrati anche da un altro fattore: «In Francia sono scesi in piazza numerosi presidenti, uno di fianco all’altro. È giusto, siamo con loro. Ma perché tutti tacciono sui milioni di morti musulmani in Africa o in Iraq, sulle vittime della guerra israeliano-palestinese?». «Un musulmano – ha proseguito Reda – sa che l’autore di questo fatto grave non può essere un islamico: non esiste un testo o un versetto del Corano che dica di ammazzare la gente. Chi lo sostiene, deve specificare quale sia. Anzi, il nostro libro sacro è pieno di testi che parlano di giustizia, di diritti umani, di libertà anche religiosa, di giustizia sociale, dell’accettazione delle differenze, della “consultazione” che ha addirittura un significato più ampio di “democrazia”».
Spingendosi ancora più avanti, Reda ha affermato che «è l’essere umano a mettersi contro a quanto è accaduto: a prescindere dall’identità religiosa, terrorizzare l’uomo e usare violenza contro di lui non è umano. Nessuno accetta questi comportamenti e, anche nel Corano, l’essere umano rappresenta il valore maggiore nel mondo». Questi insegnamenti, l’imam li ha trasmessi anche alla comunità carnatese durante la preghiera di ieri. E lo ha fatto in arabo: «Il Corano è scritto in arabo e ci sono termini che, tradotti, perdono di intensità e di significato. Parlerò ai fedeli di quanto accaduto a Parigi. E lo farò ripetendo quello che ho appena detto in questa intervista». Condannato il terrorismo, tuttavia, l’imam ha dovuto sottolineare che «siamo anche contro Charlie. Attenzione, non contro la libertà di espressione, ma contro la mancanza di rispetto. Un musulmano si arrabbia quando viene offeso un profeta, non solo Maometto, ma qualsiasi profeta. Possono fare vignette su noi fedeli; ma offendere i profeti significa superare il limite del rispetto».