Svolta nell’omicidio di Luca Tromboni, l’imprenditore lesmese di 50 anni assassinato con tre colpi di pistola la sera del 19 marzo 2015 nel capannone dell’azienda di famiglia in via Brenta, a Rozzano. Ad ucciderlo sarebbe stato il fratello minore Sandro, di 43 anni, arrestato lunedì mattina dagli uomini del nucleo investigativo dei carabinieri di Milano con l’accusa di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione.
Il movente sarebbe economico: i due fratelli (che detengono quote insieme ai genitori) sarebbero entrati in conflitto per dissidi relativi alla gestione della azienda di Rozzano, una ditta meccanica che produce viti e dà lavoro a 30 dipendenti.
L’accusato avrebbe ucciso il fratello perché quest’ultimo stava cercando di ridurre il suo ruolo nell’azienda: il giorno dopo l’omicidio, il 20 marzo, era in programma un’assemblea dei soci in cui, secondo gli investigatori, si sarebbe discusso del ruolo (e dello stipendio) dell’indagato.
Luca Tromboni viveva a Lesmo in una villetta di via Manara con la famiglia, la moglie e un figlio sedicenne; da tutti è stato descritto coma una persona irreprensibile, senza precedenti, con una vita tranquilla e regolare . La sera dell’omicidio era rimasto nello stabilimento fino alle 23.30, orario di uscita per tutti i dipendenti. Sarebbero stati proprio i lavoratori a vederlo vivo per l’ultima volta.
Le indagini, a 360 gradi, dopo aver escluso la rapina (nel portafogli il lesmese aveva mille euro) avevano portato gli investigatori a concentrarsi sulla ditta.