Lentate in piazza contro i profughi, anche il sindaco con chi protesta

La manifestazione davanti a quella che è stata ribattezzata “La corte dei profughi”. «L’accordo tra Anci e prefettura è carta straccia, viene sistematicamente superato»
Il presidio in via Trento a Lentate sul Seveso
Il presidio in via Trento a Lentate sul Seveso

«L’accordo tra Anci e prefettura è carta straccia. Non ha senso fissare un tetto massimo d’accoglienza, se poi viene sistematicamente superato. Siamo 55 comuni nella Provincia di Monza e Brianza e buona parte sono di centrodestra, a questo punto è arrivato il momento di aprire un dialogo, un confronto, di collaborare tra noi per risolvere il problema profughi». Parla chiaro Laura Ferrari, sindaco di centrodestra di Lentate sul Seveso. Lei è di Forza Italia, ma la sua amministrazione è a forte connotazione leghista.

Non più tardi di una decina di giorni fa Ferrari era a Lazzate per dire no insieme ai colleghi primi cittadini all’arrivo dei profughi nella storica roccaforte padana. Una manifestazione che mercoledì il sindaco lentatese ha bissato nel suo territorio, quando all’ora di cena all’angolo tra le vie Trieste e Nazionale dei Giovi a Copreno lei, la sua giunta e molti cittadini sono scesi in strada striscione in pugno: “Profughi – Prefetto ora basta”. La scelta non è stata casuale. Qui in una casa di corte tre anni fa erano arrivati i primi profughi. Dal 2014 ad oggi se ne sono alternati una trentina sostanzialmente nigeriani. Attualmente a Lentate tra centro e frazioni se ne contano 46. Il tetto massimo dell’accordo Anci-prefettura è 40.

GUARDA La grande protesta di Lazzate

«Il nostro presidio non è stato il bis dell’evento di piazza a Lazzate – precisa Ferrari – ma è il proseguimento della campagna elettorale di giugno, che ha portato alla mia elezione a sindaco. Da subito abbiamo assicurato ai cittadini una maggiore vicinanza e maggiori controlli, lo stiamo facendo. Il presidio che vedi questa sera (una quarantina di persone) è solo la punta dell’iceberg delle tante richieste inoltrate ad Ats (ex Asl) ed enti preposti. Vogliamo sapere se le normative sanitarie e abitative siano rispettate». Mentre il sindaco parla attorno a lei ci sono una decina di residenti, sono una rappresentanza degli abitanti della corte soprannominata ormai “La corte dei profughi”. «Tutto ha avuto inizio quando i figli, alla morte dei genitori, vendettero la prima casa ad Avanzi (responsabile della cooperativa che segue i profughi a Lentate) – raccontano negli abitanti – Nel tempo Avanzi ha comprato altri due appartamenti nella corte». La convivenza non sempre è facile. Un giovane papà confessa: «Per stare tranquillo ho rivoluzionato casa. Occupo solo un’ala del mio appartamento, il resto è vuoto. Funge da cuscinetto per non sentire la musica ascoltata alle 6.30 del mattino o il cibo preparato a tutte le ore».