Gli agenti brianzoli della Polizia provinciale, in collaborazione con alcune Guardie ecologiche volontarie, hanno perlustrato con una speciale barchetta il Seveso per 13 chilometri, compresi alcuni tratti ancora nel comasco e altri già nel milanese. Il lavoro, peraltro ancora lungo, è cominciato sette mesi fa in seguito all’apertura di un’indagine per inondazione colposa avviata dalla Procura di Milano: i magistrati hanno chiamato a raccolta il Corpo forestale e le Polizie provinciali di Milano, Monza e Como, per tentare di comprendere le cause degli allagamenti che hanno sommerso diversi quartieri del capoluogo lombardo l’8 luglio 2014.
Gli esperti, in particolare, si sono dedicati alla mappatura degli scarichi, effettuata anche grazie ad apparecchiature gps: «Non è un’operazione semplice – spiega il comandante della Polizia provinciale Flavio Zanardo – spesso le aperture sono coperte da detriti e ramaglie. L’individuazione, oltretutto, è resa più difficile dalla particolarità di questo fiume che, a differenza del Lambro le cui rive sono percorribili a piedi, ha sponde cementate, con edifici costruiti» quasi a filo dell’acqua.
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Il censimento ha dato esiti piuttosto rassicuranti: gli esperti hanno rilevato 84 scarichi autorizzati o noti di cui 3 a Barlassina, 2 a Bovisio Masciago, 17 a Lentate, 12 a Varedo e una quarantina a Seveso. Ne hanno intercettato solo un paio illegali e hanno scoperto alcuni abusi edilizi: soprattutto baracche per gli attrezzi o ricoveri per capre e perfino mucche le cui deiezioni finivano direttamente nel fiume.
In qualche caso gli pseudo allevatori si improvvisavano anche rottamai e smontavano illegalmente carcasse d’auto per cercare di ricavarne pezzi di ricambio da rivendere. Circa cinque persone sono state denunciate, qualche terreno è stato sequestrato e per altri i comuni hanno firmato un’ordinanza di ripristino.
Se non saranno realizzate le vasche di laminazione il Seveso continuerà a esondare. La sentenza, peraltro nota da tempo, arriva anche dal comandante Zanardo, per mesi impegnato nel certosino censimento degli scarichi, autorizzati e non, e degli abusi commessi lungo le sponde del fiume.
Non sono, però, loro i nemici più pericolosi del Seveso. Restano tanti problemi legati ai terreni che franano, agli argini deboli e ai vari cedimenti, come si è già verificato in diversi punti.
«Gli scarichi abusivi – precisa Zanardo – costituiscono un problema sul fronte della tutela dell’ambiente e dell’inquinamento ma non provocano certo l’aumento della portata del fiume che, praticamente a ogni precipitazione copiosa, esonda. Quando piove per qualche giorno il volume di acqua che scende dal comasco è già eccessivo e non viene smaltito: la tombinatura e la regimentazione delle sponde, oltretutto, lo rendono più veloce. Senza interventi strutturali la zona di Niguarda sarà destinata a essere allagata anche in futuro».
Resta il nodo delle contestazioni di comuni, come Senago, che si ritrova le vasche sul territorio dove il fiume non c’è.
Ma Zanardo è netto: «L’unica soluzione è rappresentata dalla realizzazione delle vasche di laminazione, comprese quelle di Lentate e di Senago».
I tecnici, fa capire, dovrebbero concentrarsi anche sul franamento delle rive, un fenomeno in crescita negli ultimi anni: «Le piene – ricorda Zanardo – erodono le sponde e alcuni tratti, dove in passato si è costruito, non sono più sicuri come dimostrano gli episodi verificatisi lo scorso anno a Cesano».