Le dita sfondate a martellate, il corpo devastato dalle fiamme: il San Gerardo cura i profughi torturati in Libia

Il Centro di microchirurgia del San Gerardo si occupa di una sere di casi drammatici: profughi arrivati in Italia con i segni delle torture subite in Libia. Come un ghanese cui hanno sfondato le dita a martellate.
Massimo Del Bene
Massimo Del Bene Radaelli Fabrizio

Sono le storie di chi ha subito violenze, torture e aggressioni mentre cercava un posto in cui vivere meglio. Dignitosamente. Vivere. L’epicentro, come raccontano anche le cronache nazionali in questi giorni, è la Libia. Chi mette insieme i soldi per raggiunge l’Europa sa che le rotte, dall’Africa, passano quasi tutte da lì. E allora Libia. Cioè – troppe volte – inferno.

Ne sa qualcosa un diciottenne del Ghana che ora si trova a Como. In Italia è arrivato su un barcone, come tanti. Ma prima di salpare è passato dai territori libici e lì è stato incarcerato. Aveva commesso reati? No: per un anno mezzo è rimasto detenuto e torturato sistematicamente per estorcere altri soldi alla sua famiglia. Torture psicologiche, prima di tutto, ma anche fisiche: lo dimostrano le sue mani, che sono state prese a martellate dagli aguzzini. Ha tutte le ossa rotte ma ora, grazie all’interessamento della Caritas comasca, al San Gerardo è stato programmato un piano di recupero microchirurgico per il recupero della funzionalità delle mani.

Non è l’unico caso affrontato in queste settimane dal Centro di chirurgia plastica ricostruttiva, chirurgia della mano e microchirurgia della ASST di Monza, centro di secondo livello nella classificazione di Regione Lombardia nelle strutture ospedaliere per la traumatologia della mano e dell’arto superiore, guidato da Massimo Dal Bene.

C’è anche un 20enne della Nigeria, arrivato in città dal centro di accoglienza di Lecco. Anche lui per un anno e mezzo è stato torturato in Libia. “I suoi aguzzini gli hanno gettato addosso della benzina e poi gli hanno dato fuoco. Il ragazzo ha riportato una deformità post traumatica alle mani che non gli permette di articolare i movimenti, il viso deturpato, la retrazione del labbro e ustioni sparse sul torace e sul resto del corpo”.

«Interventi complessi, delicati e di successo come questi – sottolinea il direttore generale della ASST di Monza Matteo Stocco – portano il San Gerardo alla ribalta della cronaca, mettendo in luce i nostri professionisti che ogni giorno operano con competenza senza clamore. È così che anche l’ordinario diventa straordinario grazie ai nostri chirurghi».

I lavoro dell’équipe di Del Bene non riguarda solo i reparti di Monza: come consulente il team ha operato anche un 18enne richiedente asilo che ha cercato di attraversare in confine francese, sopra Ventimiglia, attraverso il Fréjus. “L’amico che era con lui però si è trovato in serie difficoltà nella neve. Così il 18enne non ha esitato ad aiutarlo riportando però il congelamento delle mani. La conseguenza è stata l’amputazione di tutte e dieci le dita.

«Eseguiamo circa 3mila interventi l’anno – racconta il primario – tra cui almeno 5/6 urgenze al giorno, senza contare le numerose consulenze in diversi ospedali della Lombardia. Il nostro staff è composto da 9 persone, reperibili 24 ore su 24, prevalentemente giovani, con un’età media molto bassa, circa 35 anni, il che fa ben sperare per il futuro della sanità lombarda. La ASST di Monza in questo già si contraddistingue, avendo un consolidato centro di chirurgia plastica ricostruttiva, chirurgia della mano e microchirurgia».

Il San Gerardo si sta preparando anche al prossimo doppio trapianto di mano su un ragazzo di 25 anni, che sta concludendo l’iter di studio sulla fattibilità.