Nel laboratorio di via All’Isola ad Agliate le seicento lanterne colorate sono pronte ad essere consegnate ai bambini. Al centro del capannone troneggia un “uccello portatore dell’uovo primordiale” alto cinque metri: sarà uno dei protagonisti della teatralizzazione insieme alle centinaia di cavallini-lanterna e alla torre simbolo del potere da cui verranno liberati gioia e felicità. Dalle mani svelte degli artisti-volontari coordinati da Enrico Mason, prendono vita i personaggi fantastici, tra mito e poesia, che dalle 18.30 del 5 gennaio, sotto il ponte di Agliate, accompagneranno l’arrivo della Befana.
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È (quasi) tutto pronto per la trentesima edizione della “Befana sul fiume Lambro”, l’appuntamento curato dalla Commissione cultura alternativa per la vigilia dell’Epifania. Il mito-festa della natura che raduna sul ponte e sulle rive del fiume migliaia di bambini di oggi e di ieri, e che affonda le sue radici nella cultura popolare, quest’anno avrà per tema “Lambralalanguabangla. Trent’anni di Befana, un fiume di lingue diverse”.
Un omaggio all’incontro tra le lingue e al loro intrecciarsi e darsi respiro e vita a vicenda, nonostante e grazie alle loro irriducibili differenze.
«La Befana che parla la stessa lingua delle oche, dei pesci, delle rane e del fiume – dicono gli organizzatori spiegando solo una delle possibili letture di questa edizione – quest’anno parla la lingua di tutta l’umanità, parole che vengono da lontano, e che però si fanno capire, e ci fanno capire che c’è bisogno di sognare in tanti per realizzare, veramente e insieme, solidarietà e pace».
Tra chi da mesi è al lavoro nel laboratorio creativo di Agliate ci sono, non a caso, i ventidue bengalesi richiedenti asilo che vivono nella casa cantoniera di via Mosè Bianchi. La teatralizzazione parlerà anche di loro, ad esempio tramite la sagoma del grande pavone pronto a prendere fuoco e incendiare il cielo. «Nella cultura bengalese è simbolo di rinascita, perché arriva dopo il periodo delle piogge», spiega Mason.