Quest’anno sono bastati settanta giorni. L’11 marzo 2015 Monza ha raggiunto e superato il limite di 35 giorni consentito dall’Unione europea per le concentrazioni di Pm10. Un limite previsto per legge in 50 microgrammi per metro cubo. “Questo vuol dire che 1 giorno su 2 l’aria è stata irrespirabile”, denuncia il circolo di Legambiente.
L’anno scorso il limite venne raggiunto a settembre, in un 2014 in cui i brianzoli hanno respirato l’aria migliore degli ultimi cinque anni. Nel 2013 addirittura il 20 febbraio. Ma Monza e la Brianza si confermano tra i territori con i maggior livelli di concentrazioni di Pm10.
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“Quello che ci fa rabbia – precisa Atos Scandellari presidente del locale Circolo Legambiente in un comunicato – è che il Comune di Monza ha gli strumenti per ridurre i livelli di inquinamento ma non vuole metterli in pratica. Oltre ai progetti delle piste ciclabili, che stentano a realizzare, ci sono il Piano Generale del Traffico Urbano ed il potenziamento e la modernizzazione del trasporto pubblico. È vero che l’azione di un singolo non risolve il problema, ma ogni cittadino ed ogni amministrazione hanno il dovere di fare la propria parte senza aspettare disposizioni superiori che tardano ad arrivare”.
In un 2015 caratterizzato comunque da un inizio abbastanza piovoso, Legambiente punta l’indice sul traffico stradale.
“Sappiamo bene che l’inquinamento ha molte fonti, ma i dati sulle emissioni da traffico sono chiarissimi e non concedono scappatoie – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – la strada maestra è quella di ridurre il traffico nella regione più motorizzata d’Europa: in Lombardia con 246 autovetture per km2, siamo al doppio dell’intensità di motorizzazione di Germania e Regno Unito, e ad oltre 4 volte quella della Francia Se non si lavora per invertire questa anomalia, migliorando il trasporto pubblico per ridurre il ricorso all’auto di proprietà, e puntando sulla logistica ferroviaria per il trasporto merci, gli obiettivi di risanamento dell’aria resteranno irraggiungibili”.