Fragile e precaria. Vista da vicino la facciata del duomo di Monza, impacchettata dalla fine di maggio, mostra tutte le sue fragilità estetiche e strutturali. Il Cittadino è salito fino al diciassettesimo piano dell’impalcatura del cantiere pilota, che ricopre la fascia laterale, sulla sinistra della facciata, per vedere da vicino qual è lo stato di salute del monumento più significativo della Brianza.
A fare da guida è Cinzia Parnigoni, titolare di Arte Rosa, l’impresa di restauro incaricata di condurre i lavori.
«Stiamo mettendo a confronto diversi metodi di pulitura e individuando alcune zone campione su cui intervenire – spiega la restauratrice – Entro la fine dell’anno presenterò la mia relazione su questa campionatura e suppongo che già dalla prossima primavera si potrebbe partire con la copertura dell’intera facciata e il cantiere vero e proprio». Azzardato, a questo punto, ipotizzare un cronoprogramma, ma certamente non sarà un lavoro breve: «Suppongo almeno due anni», conferma.
Salire sulle scalinate di metallo dell’impalcatura, scivolando lungo la facciata bicroma voluta da Matteo da Campione significa toccare con mano, nel vero senso della parola, secoli di storia e di maestria artigiana. Intarsi, dettagli, rifiniture, particolari, tutto è stato voluto per vestire con l’abito più bello la basilica sognata da Teodolinda.
Impossibile però, anche ad occhi profani, non notare le tantissime problematiche che si susseguono lungo gli oltre trenta metri di facciata, più marcate nella parte bassa e meno evidenti man mano che si sale.
«Abbiamo individuato varie problematiche come la formazione di croste nere, i resti di un vecchio intervento di dissuasione per i piccioni che aveva utilizzato resina bituminosa che ora deve essere rimossa meccanicamente, e poi diverse zone aggredite da attacchi biologici. Per ciascuno di questi problemi cerchiamo di mettere a confronto più tecniche», spiega Parnigoni.
Un cantiere che si è reso necessario dopo la caduta ripetuta di alcuni frammenti dalla facciata. I tecnici durante il restauro provvederanno a sostituire gli elementi architettonici necessari alla tenuta della struttura che presentano problemi di staticità, o dettagli decorativi essenziali però alla visione di insieme. E così alcune colonnine sulle guglie, pericolanti e spezzate, sono già state rimosse, mentre altri interventi, esclusivamente estetici, saranno concordati di volta in volta.
«Io vorrei curare anche l’aspetto estetico e integrare là dove mancano particolari delle statue o fregi dei decori», aggiunge.
Al termine della visita ripercorriamo le scale non prima di aver abbracciato con lo sguardo l’intera città. A salutarci è la statua del Battista, guardiano del duomo, che svetta sopra il portale principale. Il dito alzato e lo sguardo fiero, a vegliare sulle vite dei monzesi.