C’è chi dice sì e c’è chi dice no: Pedemontana divide gli schieramenti politici al proprio interno così come sventra il territorio. L’ultimo no al completamento dell’opera arriva dal capogruppo del Pd Enrico Brambilla che, precisa, a titolo personale e non a nome del partito invoca l’archiviazione del progetto dell’autostrada: «Sarebbe più realistico – afferma –riqualificare la Milano-Meda fino a Cormano e fermarsi dato che in quel punto l’arteria si innesterebbe sull’A4. Se poi, in futuro, ci saranno le risorse per proseguire si potrebbe pensare alla realizzazione della tratta C» da Cesano Maderno a Usmate Velate. La sua posizione è simile a quella del Movimento 5 Stelle che chiede il blocco dell’opera anche attraverso una mozione presentata alla Camera da Davide Tripiedi. «Cerchiamo – commenta il consigliere regionale pentastellato Gianmarco Corbetta – di essere laici. Pedemontana cattura meno del 30% del traffico previsto e, nella nostra zona, gli artigiani con i loro furgoncini si muovono su brevi tratti: non hanno certo bisogno di andare da Varese a Bergamo. Riqualifichiamo la Milano-Meda, magari realizzando la terza corsia: non consumeremmo altro suolo e risolveremmo i problemi della viabilità ordinaria».
È di parere diverso Gigi Ponti, presidente della Provincia e sindaco di Cesano: «Sarebbe semplicistico – spiega – chiedere di fermare tutto. Pedemontana è nata per rispondere al bisogno di infrastrutture del nostro territorio: se bloccassimo il progetto creeremmo un tappo sulla Milano-Meda che verrebbe ostruita. Per quanto mi riguarda resta valido il piano approvato dal Cipe: ora dovremmo capire come trovare un’intesa per realizzarlo in modo coerente con i tempi» e con la mancanza di risorse. Ecco, allora, che in Provincia rispolverano il suggerimento lanciato alla Regione quasi un anno fa di ridimensionare l’opera in modo da risparmiare diverse centinaia di milioni di euro e arrivare con i cantieri a Bellusco, dove il tracciato potrebbe fermarsi dopo aver intercettato il traffico diretto a Milano che ora attraversa i piccoli centri abitati. Rinunciando alla terza corsia sulla Milano-Meda, all’interramento dello svincolo di Desio e alla tratta bergamasca, spiegano in via Grigna, si potrebbe ridurre il costo finale di 1 miliardo e 300 milioni. Guai, però, a procedere a lotti: l’inaugurazione della B1 sta soffocando il territorio compreso tra Lentate sul Seveso e Bovisio Masciago, i cantieri della B2 sulla Milano-Meda farebbero saltare la viabilità locale fino a Cormano e provocherebbero un rigurgito di auto sulla Valassina, i lavori sulla C1 porterebbero al collasso le strade urbane di Lissone, Macherio, Biassono, Seregno e di una parte di Monza.
In attesa di quel che potrebbe accadere rimangono le code che da novembre, quando è stata inaugurata la B1, intasano oggi la Milano-Meda e che arretrano sempre più. La situazione, già critica, avrebbe potuto essere peggiore se i pedaggi di Pedemontana non fossero tra i più cari d’Italia e non allontanassero i pendolari. Il quadro, però, non migliorerebbe se dovesse essere aperta la tratta B2 senza aver realizzato le opere complementari di potenziamento della viabilità locale previste dal progetto originale: senza la creazione di nuove arterie e la posa di rotonde i pendolari si riverserebbero sulla vecchia Comasina e sui collegamenti tra Seregno e Meda mentre la Milano-Meda si trasformerebbe in una sorta di camionabile, percorsa quasi esclusivamente da mezzi pesanti.