Tutto parte dagli stipendi non pagati ai giocatori del Monza. Ma forse c’è di più, molto di più. E bisogna girare i quattro angoli del mondo per tentare di capirci qualcosa.
Partiamo dal fondo: nei giorni scorsi la notizia di ritardi nei pagamenti ai giocatori della squadra e ai fornitori, rilanciata dal sito monza-news.it. Che poi ha raccolto le dichiarazioni del presidente Anthony Armstrong Emery in un’intervista in cui l’inglese ha dichiarato che la situazione era stata sistemata (l’intervista si può leggere qui).
Ritardi nei pagamenti? «Purtroppo sì, ma stiamo facendo tutto il possibile per risolvere questo problema – ha risposto Armstrong – se a nostra volta non riceviamo soldi dai nostri sponsor e partner in tempo, allora dobbiamo affrontare questi tipi di situazione. Inoltre ci sono ancora tanti piccoli fornitori che attendono pagamenti da parte dell’amministrazione Seedorf».
L’ex non è che sia stato ad ascoltare: nella serata di giovedì 2 ottobre l’agente dell’olandese ha replicato ricordando come il Monza sia stesso messo in vendita due anni fa a un euro simbolico con il patto di farsi carico dei debiti della squadra, come riporta il sito Datasport.it.
Cronaca delle ultime quarantotto ore. Con un presidente del Monza che non si vede da queste parti da un mese. Il motivo lo spiega lui stesso: è in Asia, ha detto sempre a monza-news.it: «Mi spiace non poter essere a Monza, ma in questo mese sono dovuto restare in Medio Oriente e in Asia per risolvere questioni aziendali. Purtroppo posso essere solo in un posto alla volta…».
Due frasi chiave: non essere in due posti alla volta e gli affari in Asia. Al primo si deve ricondurre anche la decisione di lasciare la presidenza della squadra brasiliana dell’Alecrim, che peraltro non versa in ottime condizioni finanziarie. Armstrong su facebook ha dichiarato di non essere più alla guida del club perché non può trovarsi in Sudamerica e allora ha scelto il Monza. «The reason I am not president in Brazil lanyard more is that I am not there and I have no time for two clubs like, just Monza…»
In realtà, stando alla stampa brasiliana, la questione è un po’ più complessa: la testata Tribuna do norte ha pubblicato la notizia dell’avvicendamento alla presidenza a inizio settembre sottolineando la situazione debitoria della squadra e le difficoltà di contatti con Armstrong. Il consiglio deliberativo della squadra all’epoca si preparava a destituire d’ufficio il presidente. Sul tavolo c’è un debito di 300mila real brasiliani, cioè 100mila euro. «Un debito gestibile» dice il nuovo presidente del club, Washington Fernandes.
C’è però il problema della Ecohouse, la società fondata da Anthony Armstrong Emery che detiene i diritti dello stadio e una serie di problemi a cascata che fanno dire ai dirigenti della squadra brasiliana di essere pronti a chiedere il blocco dei beni della Ecohouse in Brasile. «Io non ho certezze, ma abbiamo saputo che la Ecohouse sta chiudendo gli uffici qui a Natal (la città della squadra, ndr), che possiede beni qui. Siamo pronti se fosse il caso a chiedere il blocco dei suoi beni alla giustizia».
Già, la Ecohouse e, come si diceva, l’Asia. Dove sta scoppiando un caso. Anzi, è già scoppiato: lì la Ecohouse di Armstrong ha raccolto 70 milioni di dollari per il progetto di costruzione in Brasile, garantendo alle centinaia di investitori interessi del 20% all’anno. Che non sono mai arrivati. E ora quegli investitori si stanno mobilitando per avere indietro i soldi. Le fonti orientali sono tante, come questa di The real Singapore dove si legge che gli investitori sono coinvinti di essere stati truffati. E dopo avere chiesto all’ambasciata brasiliana conto delle attività in Sudamerica della Ecohouse attraverso un programma pubblico, si sono sentiti rispondere che lo Stato (brasiliano) non ne sa nulla e non ha relazioni con la società di Armstrong. «It is not affiliated with the Brazilian national housing program and it is not even registered as a partner of the state bank. The Brazilian government has no record of any agreement with the company»: non è affiliato con il programma nazionale residenziale e non è registrato come partner della banca di Stato, dice l’ambasciata, e «il governo non ha registrato nessun contratto con la società».
Sarebbero partite nel frattempo le prime cause degli investitori e la Mas, l’autorità monetaria di Singapore, ha messo la compagna nella lista nera (Investor alert list). Come raccontato, tra i tanti, anche da Asianews.
Ecohouse intanto ha chiuso gli uffici di Singapore, una mossa che Deen Bissessar, capo delle operazioni della società, ha spiegato con la volontà di gestire tutto dalla sede londinese, il quartier generale. La stampa di Singapore sottolinea anche il fatto che non essendo la Ecohouse sotto il controllo della Mas ed essendo i progetti all’estero, le speranze di recuperare i soldi sono poche: «Because the company is not regulated by Mas, investors have very little recourse. Especially as the project is overseas, there is very little that Singapore can do to recover lost money, explained Case».
«Assolutamente niente da nascondere» ha dichiarato sul proprio sito personale il presidente del Monza all’inizio di luglio: «Negli ultimi giorni sono comparsi molti articoli a Singapore che raccontano come la Ecohouse sia stata inserita nella Alert list. Voglio chiarire intanto che questi fatti risalgono a tre mesi fa e che non c’è nessuna storia da raccontare. Perché, dice Armstrong, ci dev’essere qualcuno che complotta contro Ecohouse group». E poi: «Non abbiamo mai detto di essere regolati dalla Mas», ma «le attività a Singapore sono state del tutto trasparenti e in totale accordo con le legge locali». Insomma: accuse respinte in blocco, il presidente dice che è tutto nelle regole. E ancora su facebook dice: voglio che il Monza torni a vincere. La stampa e gli altri dovrebbero fare lo stesso.