«Il punto è ora capire quale sarà la proposta operativa di Società Pedemontana, dal momento che la diossina, come i vari gruppi ambientalisti ed io stesso abbiamo sempre sostenuto, possiede una scarsissima se non nulla capacità di decadimento. E da 40 anni a questa parte, tutti sanno che buona parte di questi terreni non sono mai stati bonificati».
I superamenti
È perentorio, Gianni Del Pero, il geologo incaricato dai Comuni di Barlassina, Seveso, Cesano Maderno, Bovisio Masciago e Desio di seguire il Piano di caratterizzazione della diossina residua, le cui operazioni si sono svolte tra maggio e giugno nei terreni che dovranno essere interessati dal passaggio della tratta B2 di Pedemontana. «Dai risultati emersi da quest’ultimo Piano – puntualizza Del Pero – risultano 68 superamenti del limite residenziale e verde (di cui 33 riguardano, però, aree con destinazione d’uso verde e che pertanto richiederanno l’attivazione delle procedure di bonifica o di altra azione conseguente al superamento dei limiti di legge) e 5 anche del limite industriale che, sommati ai dati delle precedenti analisi disponibili, portano a 130 superamenti del limite residenziale e verde (di cui 42 in ambiti con destinazione “verde” e quindi oggetto di bonifica) e a 21 di quello industriale.
« C’è una contaminazione diffusa da diossina da Meda a Bovisio – aggiunge – con superamenti del limite di legge di circa il 40% nella ex zona B, percentuale che sale al 56% nei campioni prelevati nei terreni superficiali. Concentrazioni di diossina sono state rilevate anche nella ex zona A, ai bordi della Milano Meda. E pure nella ex “Zona di Rispetto”».
Le possibilità di Pedemontana
Insomma, «Società Pedemontana ha ora tre possibilità – rimarca Del Pero -: mettere in sicurezza l’area contaminata, bonificarla o modificare il progetto dell’autostrada, sempre che mantenga l’interesse a realizzare l’opera. Stando al progetto del 2009, che sarà rivisto ma al momento non ci è dato sapere come, il progetto della B2 prevedeva di movimentare ben 4 milioni di metri cubi di terreno di cui almeno 600mila metri cubi avrebbero dovuto finire in discarica, cioè circa 1 milione di tonnellate. Con un esborso di circa 40 milioni di euro per il solo smaltimento. Costi elevatissimi che anche in caso di revisione del progetto rimarrebbero – precisa – perché la diossina TCDD, la più pericolosa e tossica sostanza, deve essere trattata con la massima cautela per prevenire il rischio di esposizione dei cittadini per l’aerodispersione legata a scavi e movimentazione».
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Del resto, «Apl ha dichiarato in Regione che non c’erano somme per la bonifica nel Piano finanziario – conclude – Si è riservata di verificare i costi prima di presentare un Piano di bonifica sulle aree contaminate che dovrà delimitare entro 30 giorni».