Quanta difficoltà c’è nel dover catalogare la violenza. Al Cadom, il Centro aiuto donne maltrattate, non vorrebbero mai distinguere tra l’una e l’altra forma. La violenza è tale, qualunque essa sia. Ma una forma di distinzione è pur necessaria, per monitorare costantemente il fenomeno. E c’è tra le violenze fisiche, psicologiche, verbali, una categoria tristemente in evidenza in Brianza.
Qui, dove da sempre l’imprenditorialità familiare è un vanto, un segno di distintivo, capita anche che la violenza di casa sia economica. Un maltrattamento finanziario nei confronti delle donne che nulla ha a che vedere con separazioni, divorzi e alimenti dovuti. Ma che nasce, e cresce, ben prima. Perché ci sono donne che dedicano al compagno e alla famiglia anche le loro capacità professionali. Alcune passano una vita accanto al marito, artigiano o piccolo/medio imprenditore che sia, a sollevarlo dalle incombenze della contabilità giornaliera, della fatturazione, degli ordini da fare puntuali. Di fatto nel ruolo di braccio destro, pur sempre nell’ombra. Magari convinte dal partner a rinunciare alla propria carriera in autonomia, per il bene della famiglia. Ve ne sono altre che addirittura consegnano nella mani del marito la gestione dell’azienda di famiglia, ereditata dai genitori. A lui la guida, a lei un ruolo sì, ma secondario. Sono tutte scelte legittime e di valore, senza dubbio. Ma sono tali sino a quando il compagno di una vita è tale. Se le cose iniziano a non funzionare più come prima o il matrimonio finisce, molte di loro si accorgono di come quella sicurezza finanziaria che pensavano di avere sia nei fatti inesistente. E inizia così un dramma.
Nel 2016 Cadom, nelle sedi di Monza e negli sportelli decentrati di Lissone, Brugherio e Vimercate le volontarie hanno accolto 309 donne e registrato oltre il 33% di maltrattamenti economici. A questo si unisce un altro dato preoccupante: le molestie sul lavoro sono sempre più frequenti, complice la crisi economica che spesso porta le donne a subire ricatti pur di garantirsi qualsiasi tipo di occupazione. E l’indipendenza economica di una donna è spesso la chiave di volta per arrivare a ribellarsi a violenze domestiche e soprusi. Senza quella tutto è più complicato.
«Si tratta anche di una questione culturale – sottolinea Anna Levrero presidente Cadom -. E non parlo solo delle disparità di genere nello stipendio. Mi riferisco al fatto che spesso sono le stesse donne a non prendere in considerazione il fatto che il loro lavoro nell’attività di famiglia debba essere quantificato e remunerato». Da qui anche il desiderio di proporre corsi per le donne sulla gestione del denaro, in una chiave di salvaguardia dell’autonomia e di molto altro.