Con in braccio il figlioletto suonava i campanelli delle abitazioni che, con i complici, uno di Agrate Brianza, aveva deciso di derubare. Nel caso rispondesse qualcuno si giustificava semplicemente dicendo di aver sbagliato, e la presenza del bambino la preservava da sospetti. Se invece non si faceva vivo nessuno dava il via libera a un complice che, in pochi secondi, forzata la porta d’ingresso o una finestra, razziava gioielli e capi di abbigliamento. Il terzo componente della banda restava invece in auto e faceva la ronda per segnalare l’eventuale presenza di forze dell’ordine.
La donna, di nazionalità albanese, con i due complici, connazionali (uno, l’agratese, il convivente della donna), è stata arrestata dai carabinieri di Crema in collaborazione con quelli di Monza. I tre sono accusati di furto aggravato e continuato in concorso. L’auto sulla quale viaggiavano, una Opel Corsa di colore grigio, risultata di proprietà della donna, residente a Spino d’Adda, è stata fermata sabato sera al casello della autostrada A4 di Agrate: a bordo il bottino degli ultimi furti. La medesima vettura era stata segnalata più volte in luoghi colpiti dai ladri, nel Cremasco ma anche in Veneto, a Vicenza.
Proprio nella provincia della città veneta, sabato sera, il terzetto è entrato in azione. Senza sapere tuttavia che dal alcuni giorni la loro Opel era monitorata dai militari del nucleo operativo dell’Arma. Dopo alcuni colpi da 30mila euro complessivi in gioielli e vestiti i tre hanno imboccato l’autostrada, seguiti dalle forze dell’ordine, e sono stati bloccati al casello brianzolo. Alla vista dei carabinieri, che li hanno circondati, non hanno opposto resistenza e sono stati tradotti in carcere a disposizione delle Procure di Monza e Vicenza. Accertamenti sono in corso su altri furti dei quali i tre potrebbero essere i responsabili.