Novembre 2013, una notizia scuote il mondo imprenditoriale italiano: Bernardo Caprotti annuncia di voler andare in pensione. A Fine anno. In pochi ci credono, ma l’annuncio del fondatore di Esselunga fa scattare subito i primi allarmi sul futuro del gruppo. Ecco come il Cittadino aveva dato la notizia ai suoi lettori. Tratteggiando, con la penna di Angelo Maria Longoni, il personaggio Caprotti, dalle origine mitiche fino ai giorni nostri.
L’articolo del 2013
“Non fatevi ingannare, Bernardo Caprotti é uno che la sa (Esse)lunga. In questi giorni ha annunciato ai suoi più stretti collaboratori che il 23 dicembre, dopo 62 anni di lavoro e a 88 di età, lascerà il suo quartier generale di Limito di Pioltello per godersi una meritata pensione. Il futuro del gruppo dei supermercati con la esse allungata nelle mani della famiglia e dei figli. «Poi si arrangeranno» commenta il vecchio industriale. L’avesse detto il signor Rossi ci sarebbe da crederci.
Dal carrrello all’hub
Ma a sostenerlo è un anziano e spigoloso tycoon che esattamente un anno fa voleva trasformare lo scalo come Montichiari in un aeroporto intercontinentale. E non dimentichiamo che già 11 anni fa aveva tentato di affidare l’Esselunga fatta a sua immagine e somiglianza alla terza generazione. Lo fece a 46 anni di distanza da quel novembre del 1957 quando, a Milano, in viale Regina Giovanna, aprì il primo punto vendita della Supermarkets Italiani spa. Nel 2002 Caprotti passa il testimone al figlio Giuseppe, classe 1960. Ma si mette di mezzo un polish per metalli preziosi. «Avevamo sugli scaffali l’Argentil a oltre 5 euro, il 30% in più rispetto a tutti i concorrenti, anche i più scassati, che l’avevano a 4- racconta Caprotti senior nel suo libro Falce e carrello, un pamphlet al vetriolo contro le Coop rosse, edito da Marsilio nel 2007-, eravamo diventati l’azienda più cara del Paese».
Così ritorna in sella
Il magnate ci ripensa e torna in sella. Non guarda in faccia a nessuno, figli compresi. Caprotti è fondatore e dominus di Esselunga. Così, nel luglio 2012, recita l’arbitrato sulla proprietà delle azioni del gruppo. La guerra tra Caprotti e i due figli maggiori Giuseppe e Violetta esplode lo scorso anno dopo la decisione del re dei supermercati di reintestarsi le azioni di Supermarkets Italiani (la holding che controlla Esselunga). Il contenzioso va avanti ancora, dopo l’azione giudiziaria civile avviata dai due figli (che sono arrivati pure in Corte d’Appello).
Ma un cuore grande così
Lui e Brunelli, da soci a nemici
È la storia di Caprotti e Marco Brunelli, Carrelli d’Italia. Il primo è nato il 7 ottobre 1925, il secondo, oggi al vertice del colosso Iper, il 2 dicembre del 1927. Si tengono a distanza, si marcano stretti . A Monza promettevano di darsi ancora battaglia. Uno a poche centinaia di metri dall’altro. E pensare che i due incontrastati padroni della grande distribuzione italiana (si parla di mezzo secolo fa) erano amici e pure soci fondatori della Supermarkets Italiani. Mezzo secolo a prendersi a carrellate a distanza. Ora, grazie a Monza, parevano riavvicinarsi . Sul viale Stucchi, uno a 300 metri dall’altro. Ma Caprotti ha detto stop. O no?”,