Il Corriere della sera ha definito il caso un po’ spy story e un po’ giallo diplomatico. Perché di mezzo di sono la Germania, l’Italia e la Russia e perché al centro di tutto c’è un uomo che sostiene di essere accusato soltanto perché Mosca vuole incastrare un’altra persona. Tutto questo passa da Monza, o meglio dalla casa circondariale di via Sanquirico, dove da un mese si trova in arresto Sergey Kovalevskiy.
A Monza è arrivato dopo il 3 dicembre, quando il ministero di Giustizia ha chiesto ai giudici di Trieste di imprigionare il russo che fino a quel momento aveva solo l’obbligo di firma. Il motivo: la Russia ha chiesto l’estradizione dell’uomo perché risponda dell’accusa di abuso di potere. Secondo la giustizia russa il 37enne che guidava da presidente la società Nesk-Elektroseti – partecipata dallo Stato al 20% – avrebbe istigato il suo direttore generale a firmare un leasing per un impianto non collaudato provocando un danno da 17 milioni di euro all’azienda, scrive il Corriere. Insomma: truffa aggravata, per la quale dovrebbe essere processato in patria.
Secondo Kovalevskiy la verità è un’altra: di mezzo ci sarebbe ancora la vicenda Bilalov, l’ex senatore che faceva parte del comitato delle Olimpiadi invernali di Sochi licenziato da Putin dopo una riunione in cui lo avevano accusato di essere in ritardo con le opere e di avere fatto esplodere i costi: in particolare era sotto accusa per un trampolino il cui costo era passato da 40 a 270 milioni di euro, finanziati con un mutuo dalla sua banca. Bilalov era scappato dalla Russia per finire poi ricoverato in Germania dopo un avvelenamento da mercurio e altre sostanze tossiche.
«Accusano Bilalov di aver finanziato il sovrapprezzo del costo del trampolino olimpico con prestiti della sua banca ma non sono mai riusciti a trovare le prove per incastrarlo» ha detto Kovalevskiy – di cui Bilalov è stato sponsor e padrino, dice il Corriere – alla commissione di Gorizia che deve decidere della sua domanda di asilo in Italia dopo la richiesta di estradizione russa: secondo lui a Mosca vogliono solo che firmi documenti per incastrare Bilalov al posto di un’accusa che potrebbe costargli fino a dieci anni di carcere e la confisca dei beni.
Kovalevskiy è stato trasferito al carcere di Monza per essere consegnato alla Russia, ma nel frattempo è intervenuto l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, che attraverso la sua rappresentanza in Italia il 7 dicembre ha stoppato il ministero perché l’estradizione violerebbe il divieto di respingimento di richiedenti asilo della Convenzione di Ginevra del 1951: il russo ha infatti chiesto asilo politico in Italia. La situazione è in stallo da allora: a decidere sarà la commissione di Gorizia ratificando o negando l’asilo, nel frattempo Kovalevskiy resta in cella a Monza.