Il problema vero è che è piaciuta. Ed è piaciuta talmente tanto, la loro birra, che quello che avevano immaginato fosse un hobby – e sì, un hobby impegnativo, ma pur sempre una passione, al più una piccola seconda fonte di reddito – si è trasformato in un lavoro.
Anzi, il primo lavoro: e di successo. Si chiama Birrificio Rurale e oggi, in via del Commercio 2, festeggia la sua definitiva rinascita a Desio dopo essere stato creato nel 2009 in provincia di Pavia. Da allora a oggi di strada ne ha fatta, tanto da meritarsi premi internazionali e il riconoscimento all’interno della crescente comunità della birra artigianale italiana.
Dalla fine degli anni Novanta e soprattutto dal Duemila in poi un fenomeno che si allarga e raccoglie consensi: non più i grandi marchi industriali del mondo ma piccoli artigiani della fermentazione, che hanno scelto come strategia quella di produrre birre crude (non pastorizzate, vive), non filtrate e realizzate con ingredienti selezionati in Italia e all’estero.
C’è anche il lissonese Lorenzo Guarino tra gli inventori del birrificio e c’è lui alla guida del progetto di espansione che ha portato i cinque fondatori dal pavese a Desio: «A Pavia era un progetto romantico e ambizioso – racconta – avevamo preso un silo per i cereali di un’azienda agricola e lo avevamo ristrutturato, con l’idea di farlo passare da un luogo di conservazione dei cereali a uno di trasformazione. Ma semplicemente non c’era più spazio».
E allora Desio, zona industriale, per sviluppare l’attività aperta da cinque soci tutti provenienti da mondi, città, esperienze diverse. «Io sono ingegnere informatico – e lavoravo nelle telecomunicazioni – aggiunge Guarino. Poi gli altri i fondatori sono di Paderno, Turate, Vigevano e della provincia di Pavia. Insomma: era un’attività da weekend, nel 2009. Poi tutto è cambiato».
Anche grazie ai risultati delle vendite, che già nel 2010 li hanno spinti a guardarsi intorno. «E con grandi sforzi, soprattutto per come va il credito in questi tempi, ce l’abbiamo fatta. Anzi, per potenzialità di produzione oggi forse siamo tra i top venti in Italia nel settore artigianale», che parte da 2.500 ettolitri l’anno e può ancora crescere. Allora Seta, Milady, 3°Miglio e Blackout per la serie standard, poi Oasi, Castigamatt, Hop art e Seta speciale per le speciali, con gamme nuove, come quelle della Italian touch, che nella Seta speciale mette bergamotto fresco. «L’ispirazione? Mi piace pensare che produco le birre che amo bere – racconta Guarino – anche se sicuramente amo soprattutto quelle di origine anglosassone e soprattutto le americane. Ma non ci polarizziamo su una sola nazione».
Tra le etichette si contano American e Indian pale ale, blanche di tradizione belga, black Ipa, ricette dai forti connotati italiani. Scelte che caratterizzano anche altre realtà artigianali birrarie in Brianza, con apripista il Carrobiolo di Monza e il Menaresta di Carate. «Anzi, con il birrificio Menaresta ci lega una lunga amicizia e stiamo collaborando, pensando addirittura a forme di rete di impresa. Veniamo dalla stessa scuola, il Birrificio italiano di Lurago». Insomma: Desio è città della birra. E oggi festeggerà nel birrificio di via del Commercio 2 con una festa che inizia alle 17, con degustazione delle etichette del Birrificio Rurale, musica, writers.