Torna a vivere il canale Villoresi. Lunedì i tecnici del Consorzio Est Ticino Villoresi, l’ente che regola i navigli lombardi e che ha in gestione anche lo storico canale che attraversa Monza e mezza Brianza, hanno rimesso acqua nel tratto che da Nova Milanese corre fino in via Botticelli a Monza.
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E così, se chi ha passeggiato di domenica lungo la pista ciclabile che costeggia il canale ha potuto vedere solo il fondo di cemento, 24 ore dopo ha invece visto l’acqua che, lentamente ma inesorabilmente, ha ripreso possesso del suo corso. È un’apertura, per così dire, straordinaria visto che il resto del canale a valle di Monza sarà riaperto soltanto il 4 aprile. Un canale che ha “chiuso per manutenzione” lo scorso 31 gennaio, ma non per l’intero percorso. Infatti il consorzio Villoresi ha dovuto mantenere in esercizio il tratto a monte di Nova Milanese su richiesta di Expo: la società che ha gestito l’esposizione di Milano, e che sta provvedendo ora alla dismissione dei padiglioni del sito di Rho-Pero, ha chiesto il mantenimento funzionale e idrico delle “vie d’acqua” fino al 30 giugno. Giocoforza il consorzio, per garantire un adeguato afflusso d’acqua a Expo, è stato costretto a non mandare in secca il Villoresi.
La rete idrica artificiale dei navigli milanesi (Naviglio Grande, Martesana, Pavese, Bereguardo) viene consuetudinariamente messa in asciutta completa due volte all’anno, all’inizio dell’autunno e a fine inverno. Di norma, l’asciutta si prolunga per circa due mesi, ma talvolta si protrae dall’autunno alla primavera dell’anno successivo, senza soluzione di continuità.
Le asciutte sono indispensabili per mantenere l’efficienza e la sicurezza dei canali, per riparare le sponde franate, per recuperare il degrado, per limitare l’espansione delle erbe palustri e scongiurare il rischio che i canali possano diventare paludi. Insomma, per evitare di giungere a situazioni di degrado tali da compromettere la loro funzionalità con rischio di drastico abbassamento delle portate nei periodi di irrigazione con gravi conseguenze sull’ambiente agricolo, la navigazione e più in generale sull’ambiente complessivo.
Dal Ticino e dall’Adda – i fiumi da cui i navigli hanno origine -, mediante le opere di presa vengono riversate nella rete idrica artificiale numerose tonnellate di pesce, appartenenti anche a specie autoctone assai pregiate. A causa del periodico ripetersi delle asciutte, i pesci dei navigli sono soggetti a ingenti fenomeni di moria ed è inoltre impedita la possibilità di insediamento di comunità ittiche stabili. Una battaglia, questa, che vede le sigle ambientaliste in campo per cercare una soluzione alternativa.
Ora il ritorno dell’acqua permetterà anche l’entrata in funzione, dopo il collaudo, delle quattro nuove centrali idroelettriche costruite nel tratto monzese. La centrale di via Borgazzi ha un generatore pari a 340 kilowatt, mentre quella di via Monte Bianco di 250. Quelle di via Solferino e viale Lombardia hanno, ciascuna, una potenza di 250 kilowatt. Il contemporaneo funzionamento di tutti gli impianti può potenzialmente e ampiamente coprire il fabbisogno energetico di oltre 300 abitazioni. L’energia verrà immessa in rete e gestita dagli operatori del settore (Enel) che la utilizzeranno per la fornitura delle utenze più vicine alle installazioni.