Da Briosco a Nizza in vacanza: «Momenti di terrore e panico, siamo miracolati»

Un’ondata di panico scoppiata all’improvviso, la gente che urla e cade, la paura palpabile: Francesco Masperi era a Nizza con la famiglia la sera dell’attentato che ha ucciso più di 80 persone. «Siamo miracolati».
Giacomo Piazza e Alessandro Masperi un’ora prima dell’attentato
Giacomo Piazza e Alessandro Masperi un’ora prima dell’attentato Federica Verno

È l’una di notte quando arriva un sms sul telefonino: «Panico sulla promenade, noi terrorizzati, travolti dalla folla, ma stiamo bene». C’era anche Francesco Masperi, Chico per gli amici, di Briosco con due figli, il fidanzato della figlia e il nipote, a seguire la parata del 14 luglio e soprattutto il grande spettacolo dei fuochi artificiali sulla Promenade des Anglais. A raccontare l’accaduto è lui stesso, al telefono, il giorno dopo, ma non riesce a trattenere le lacrime pensando «alle persone che, pur di scappare, si schiantavano contro tutto ciò che incontravano».

Il giorno dopo Nizza «è una città fantasma, hanno chiuso tutta la passeggiata fino all’aeroporto, c’è un clima inverosimile. Io già adoravo questa città, ora la amo. Non possono ferirla così».Chico era sulla spiaggia a vedere lo spettacolo pirotecnico ed ha appuntamento con gli altri davanti al Mc Donald’s al termine dei fuochi. «Sono le 10 e 21 – racconta -. Ho guardato l’orologio per vedere quanto fossero durati i fuochi, iniziati alle 10 e 03. Raggiungo i miei figli e dico loro che vado a sentire della musica. C’erano quattro palcoscenici. Io mi sono fermato ad ascoltare musica blues. Meno male che mi sono fermato a quello e non agli altri più spostati».

All’improvviso, poi, la festa finisce, il bassista non suona più, si gira a sinistra e «vediamo una fiumana di persone correrci incontro. Io subito mi nascondo dietro al palco. Poi cerco di raggiungere il Mc Donald’s, ma la polizia mi blocca. Allora comincio a scappare per le vie laterali, un negoziante apre il proprio negozio per far entrare persone. La gente è totalmente impazzita, urla, cade, piange. Ho pensato subito a un attentato, poi ho creduto fosse una sommossa. Quando mio nipote mi ha scritto un messaggio per avvisarmi che erano riusciti ad arrivare a casa, ho iniziato a stare meglio, ma intorno a me c’era il delirio più totale. Quelle persone che, come me, stavano guardando i fuochi d’artificio, oggi non ci sono più. Ci sentiamo dei miracolati, ma siamo scioccati per le vittime, per quello che abbiamo visto».