Sono trentotto i brianzoli colpiti da misure cautelari nell’ambito dell’operazione”Connection” coordinata dalla Procura di Monza e che ha riguardato soprattutto lo spaccio di stupefacenti, ma anche la detenzione di armi. E tra le carte, dalle intercettazioni, emergono i loro traffici prima del blitz delle forze dell’ordine. Come quel Carmelo Pio, figlio di Domenico, considerato esponente della “locale” di ’ndrangheta di Desio.
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A Carmelo piace andare in giro armato. Una volta spara pure: il 20 marzo del 2013 “con un fucile a canna liscia” esplode vari colpi “all’indirizzo della porta del garage di Gianluca G., a Cesano Maderno”. Una ritorsione di Pio dopo che qualcuno si era azzardato a bruciare l’auto alla sorella.
«Io lo conosco, Carmelo se perde la testa quello non guarda più in faccia a nessuno» dice Alessandro Lauriola, di Nova Milanese, considerato dagli inquirenti il “super spacciatore” della banda.39 anni, Lauriola è già noto per reati legati ad armi e rapine e ha allargato il suo giro criminale dedicandosi allo spaccio di cocaina con almeno 500 cessioni. «È potente, c’ha la famiglia dietro – dice ancora – Se deve uccidere una persona non va con una pistola, Carmelo si riempie la macchina!».
Carmelo fa il prepotente con la moglie davanti alla figlioletta. La minaccia pesantemente (« ma tu vuoi morire oggi?» «ti spacco che il sangue te lo devono raccogliere con la bacinella … ti strappo gli occhi») e la insulta. In auto con un amico, Pasquale Marando, anche lui arrestato (domiciliari) Carmelo vede i carabinieri e si allontana. I due hanno con sè delle pistole. «Togliamole va che questi tornano» dice. Ma l’amico non ha paura dei carabinieri, fa lo strafottente.
Ricorda quando era agli arresti domiciliari e litigò proprio con un militare: «”Io qua quando ti suono devi scendere subito” mi aveva detto – racconta – Che cosa? Ma tu non è che c’hai la pistola di fianco, nella tasca, e mi metti paura (….) se c’hai qualche problema vai a casa, togliti la divisa e torna, non c’è problema!».
Lo scorso aprile, proprio in un box di Marando, a Mariano Comense, poi arrestato nel giugno seguente, i carabinieri hanno scoperto una vera e propria “santabarbara”. Due fucili mitragliatori, due a canne mozze, 13 fucili da caccia dei quali 6 rubati, 4 pistole semiautomatiche delle quali 3 con matricola abrasa, un revolver e varie munizioni.
Emblematica anche la figura dello stesso Lauriola. Nelle carte compare il racconto di una perquisizione dei carabinieri a casa sua: «erano in quattro dentro a una Bmw … questi sono sbirri, ho capito, è l’istinto» gli racconta un amico, sceso nel parcheggio a fumare. Ha visto arrivare quella Bmw sospetta e ha dato l’allarme a Lauriola. Il quale, prima dell’arrivo dei militari butta lo stupefacente nel water: «Ho aspettato che citofonavano, ho buttato via 1.000 euro, ma non possono continuare ogni settimana a scassare i coglioni, io c’ho famiglia, c’ho due bambini».
E a proposito di “affari”, Lauriola & co. davano l’idea di bere tanti, tantissimi caffè: il contatto telefonico per il rifornimento nascondeva codici e innocui inviti che i carabinieri hanno avuto la costanza di decifrare. Così “ti aspetto per il caffè”, oppure “ti devo dare i pasticcini per i bambini” o, ancora “portami i cd”, “devo imbiancare, vieni che guardiamo la pittura”, erano tutte frasi per gestire lo scambio della dose. Che se era una sola veniva “criptata” con la lettera A (“dammi il numero di Angela” o “sono qui con Anna”) due con la lettera B (“hai il numero di Barbara?) e così via fino alle dieci dosi di “Licia”.
Un amante delle armi anche Lauriola: ne avrebbe comprate alcune proprio da Carmelo Pio.“Già una l’ho presa a 2.900, questa sempre 2.000?” dice proprio riferendosi alle armi e al prezzo d’acquisto. A Carmelo Pio e ai suoi compari le armi non sarebbero mancate.
«È venuto Valentino con tutto il girovita pieno di pistole» dice Lauriola a un amico. Ha detto: “andiamo a parlare con sti qua..” È andata bene a loro perché se uno sbagliava a sparare era una carneficina».
Le telefonate degli acquirenti sono continue, uno utilizza addirittura quello aziendale. Un altro: «Ogni sabato mi dà 200 euro». Gli appuntamenti per la consegna in luoghi affollati, per non dare nell’occhio: nei parcheggi di supermercati o davanti a locali pubblici. E le chiamate avvenivano nei momenti più disparati, anche inopportuni: «Adesso sono a un battesimo, passo dopo … finisco di tagliare i capelli a mio figlio e vengo … c’è mia moglie che sta facendo la doccia». E per chi non paga sono minacce: «Si deve muovere se no gli tolgo la Punto, una bella 1.900 turbo diesel, l’abbiamo adocchiata».