«Sì, resto in campo per Monza». La notizia attesa da mesi arriva in questa intervista al Cittadino. Roberto Scanagatti, che pure ufficialmente non è ancora “il” candidato del centrosinistra per le comunali del 2017, rompe gli indugi e scende – meglio: rimane – nell’agone della campagna elettorale che sta iniziando.
Sindaco, è vero che aveva fatto un pensierino su Roma e, sfumata la possibilità di elezioni anticipate, ha ripiegato sulla caccia al secondo mandato?
No. Le elezioni anticipate non sono sfumate come ipotesi, ma una candidatura in Parlamento non è mai stata da me presa in considerazione. Fare il sindaco è un lavoro serio: ora siamo alle prese con Pgt e bilancio, in un mandato agli sgoccioli. Da tempo ho avviato un confronto nella maggioranza, per ragionare sul da farsi e sul futuro. E posso dire di aver raccolto una forte indicazione, anche fuori dagli steccati politici, di proseguire il lavoro fatto. Ci sono passaggi da rispettare, ma resto in campo per Monza.
Se non è un annuncio di candidatura, ci assomiglia. Ha giocato anche il riscontro della classifica degli amministratori pubblicata dal Sole 24 Ore, che la vede resistere nella top 10?
La classifica fa piacere anche perché negli anni non abbiamo registrato il calo fisiologico che di solito accompagna i mandati. Detto questo, ovviamente no: le scelte sono e saranno frutto di dinamiche più profonde e di un confronto sul territorio, con tutto il rispetto per le gradite statistiche…
Ma, potendo scegliere, preferirebbe una campagna elettorale per Monza assieme alle politiche o separata?
Penso sia meglio avere la libertà di concentrarsi solo sulle proposte e i temi di Monza, evitando sovrapposizioni che altererebbero proposte e discussioni per tutti, con il rischio di parlare d’altro. Ma non è una scelta né in mano nostra né prevedibile: non almeno fino allo spartiacque della sentenza della Consulta sulla legge elettorale, il 24 gennaio.
Un’occhiata in casa altrui. Teme un centrodestra unito? Allevi sarà candidato di Forza Italia? E degli alleati?
Per buon gusto non faccio nomi e non mi immischio. Rispetto i movimenti anche travagliati che vedo nel campo del centrodestra. Mi guardo bene dal sottovalutare chiunque. Osservo due cose: anche sommati, i due principali partiti del centrodestra nel 2012 non avrebbero raggiunto il nostro schieramento. È vero però che scelte cui riconosco un certo coraggio, come quella recente su Milano, danno una prospettiva competitiva alla coalizione. Secondo: è al momento difficile chiudere sul piano locale un momento di tensione nazionale tra Forza Italia e Lega.
Forse non avere Renzi premier, da sindaco Pd, è quasi meglio…
Difficile dirlo senza controprove. A prescindere da eventuali elezioni anticipate, Monza andrà al voto con Renzi leader del Pd. Un leader alle prese con una riflessione seria e utile, che sono certo porterà a una maggiore condivisione e un maggior riconoscimento delle sensibilità interne del partito. Cosa che, come dico da tempo, non potrà che fare del bene a tutti.
E i 5 stelle? Su Monza sono un polo credibile come sul piano nazionale da anni e come mostrato sui territori?
Non dimentico che ci hanno sconfitto nella quasi totalità dei ballottaggi che li hanno contrapposti al Pd alle ultime tornate. In città devo riconoscere loro, salvo alcuni sporadici episodi, una qualità istituzionale apprezzabile nel fare opposizione. Rispetto a Vimercate e a Torino, non avranno contro la sinistra l’argomento di una lunga conservazione del potere. Qui, infatti, il governo del Pd rappresenta storicamente una novità.
C’è una cosa di cui si è pentito in questi anni?
Ce ne sono tantissime. Nell’attività amministrativa, quel che pesa di più non sono i grandi progetti che non vanno come vorresti ma le piccole cose che non riesci a concludere, le risposte che non riesci a dare, gli impegni che circostanze e imprevisti ti portano a non poter rispettare. Sperimento quotidianamente la consapevolezza dei miei limiti. Se dovessi indicare due ostacoli su tutti, pensando in particolare alla mia esperienza da sindaco, direi la scarsità di risorse cui ci costringe la congiuntura e la burocrazia.
Ma la burocrazia è…lei! La macchina deve rispondere ai suoi comandi, no?
So che sembra paradossale, ma chi fa il mio lavoro è la prima vittima. Chi osserva da fuori non immagina quanto, per esempio, le sacrosante leggi sulla trasparenza impongano documenti, vincoli, tempi a volte snervanti, senza contare le responsabilità che giustamente occorre assumersi per sostenere gli oneri delle scelte.
Il Parco e la città si apprestano ad accogliere il Papa. Come l’ha saputo e cosa ha pensato la prima volta che è sorta l’ipotesi? Ha avuto paura?
Mesi fa ho incontrato un importante esponente della curia milanese che mi ha esposto l’eventualità che Francesco celebrasse la messa nel corso della visita alla nostra Diocesi. Confesso che ho avvertito il contraccolpo della portata dell’evento: sarà il più grande della storia di Monza e il più grande d’Italia nel 2017, che io sappia. Ma non ho mai avuto dubbi sulla capacità della città di far fronte a un onore simile. E da quando l’ipotesi è diventata realtà siamo in campo quotidianamente per essere pronti. Non a caso, credo, la proposta è sorta dopo che Monza ha dimostrato di saper ospitare GP, Ligabue e Open in poche settimane.
Ambientalisti permettendo…
Guardi, tutti hanno diritto di esprimere idee, preoccupazioni, dissenso. Mi rattrista pensare che si possa usare un evento del genere pensando di far danno a un sindaco o a un’amministrazione. Mi pare ci sia in ballo altro. Monza saprà farsi carico di tutto.
A proposito di Parco: a mese e rotti dall’arrivo di Bergoglio scade la proroga del direttore del Consorzio, Lorenzo Lamperti. Che succede?
Succede che con Regione dobbiamo trovare un accordo entro il 15 febbraio. Non nascondo che il dottor Lamperti ha dimostrato grandi capacità organizzative e di lavoro che, unite a una efficace interpretazione del suo ruolo, hanno contribuito in maniera decisiva al rilancio del sistema Parco e Villa. È del tutto evidente che di qui alla storica visita non si può certo aprire un vuoto in un posto così. Occorre una figura con un mandato pieno e che rispetti le indicazioni dello statuto e del bando. Quindi a breve ci sarà per forza di cose un’intesa con Regione.
Su queste colonne aveva lanciato un impegno preciso sulla stazione, di cui ci occupiamo spesso (anche su questa edizione). È soddisfatto?
I recenti interventi hanno prodotto risultati, anche se l’area – come in altre città – resta strutturalmente sotto osservazione, e fa bene la stampa a sottolinearlo. Grazie al lavoro congiunto con la prefettura, sono aumentati i controlli. Confido che, grazie all’impegno del nuovo ministro dell’Interno Minniti, noi sindaci potremo – come chiesto da tempo – presto avere nuovi poteri di intervento non temporaneo. Approfitto per dire ai lettori del Cittadino che eliminare certi episodi non è purtroppo possibile, ma che il contrasto c’è, è costante ed efficace grazie al lavoro delle forze dell’ordine e all’impegno di tutti.
Profughi. L’emergenza è ancora viva.
Il clamore su via Asiago è assopito, anche grazie alle scelte fatte. Ripeto da anni che l’unica ricetta possibile per gestire un fenomeno ormai strutturale è l’accoglienza diffusa, che impedisca assembramenti deleteri che non possono non creare disagi per tutti. Ora chi aderisce al protocollo Sprar ha garantito un tetto di accoglienza. Sono poi favorevolissimo a impiegare, senza sottrarre occasioni di lavoro ai residenti, i richiedenti asilo in attività utili affiancandoli a volontari del territorio. È giusto che uomini e donne che arrivano qui anche con viaggi e storie tremende aiutino la realtà che li ospita.
Sindaco, arriva la metropolitana?
Sì, arriva. Gli studi sono pronti, la macchina è partita grazie alla cooperazione dei sindaci di Monza, Milano, Cinisello, Sesto. Del Rio è stato di parola. Per il primo lotto stimo realistica la partenza dei cantieri nel 2018. Per Monza sarà la svolta: per l’aria, per la qualità dei trasporti (anche visto il gigantesco pasticcio fatto sulla provincia che si ripercuote sui cittadini) e per restituire alla città il ruolo naturale di snodo non solo fisico ma anche culturale tra Milano e la Brianza.