Sarebbe stato tra i protagonisti alla “Notte dei campioni” di Seregno, promossa dall’Unione sportiva Lombarda in programma al palaSomaschini sabato 14 maggio. Invece Abderrahim Maoutaharrik, cittadino italiano di origini marocchine, campione di pugilato in Svizzera, nato il 23 giugno 1988 e residente a Lecco, non ci sarà. È stato arrestato giovedì a Lecco nell’operazione congiunta tra Ros-Digos contro il terrorismo jihadista.
Luca Leva, organizzatore da sempre del grande evento sportivo, è rimasto sorpreso dell’accaduto: «Ho appreso la notizia dai giornali e sono rimasto meravigliato. Era un atleta forte e anche bravo. L’avevo visto recentemente e mi aveva fatto una buona impressione, perché rispetto ad altri atleti era rispettoso. Salutava quando entrava e quando usciva. Mai avrei pensato una cosa del genere». Poi Luca Leva tiene a precisare che la sua palestra allo stadio Ferruccio «è frequentata da carabinieri e poliziotti, è un luogo sano e pulito dove si pratica solo sport».
«Per questi nemici lo giuro: se riesco prima a mettere in salvo la mia famiglia, giuro sarò io il primo ad attaccare questa Italia crociata. Voglio essere il primo, con la volontà di Dio, la attacco nel Vaticano». È questo il file audio, a dir poco inquietante, intercettato dalla Digos e dai Ros lo scorso 25 marzo che era stato inviato via whatsapp da Abderrahim Moutharrik a Mohamed Koraichi, 31 anni, nato in Marocco e che era residente a Bulciago. Quest’ultimo è fuggito nel febbraio del 2015 con la moglie, Alice Brignoli, 39 anni, originaria di Erba, e si trova con i tre figli piccoli nei territori controllati dall’Isis, in Siria o in Iraq.
Nelle intercettazioni degli inquirenti figurano diversi file audio preregistrati che i due si scambiavano: Koraichi incitava il pugile a colpire e Moutaharrik sembra sempre più deciso, chiedendo in cambio una sola cosa nell’intercettazione del 25 marzo: «L’unica richiesta che ti faccio è la mia famiglia: tu sai, voglio che i miei figli crescano un po’ nel Paese del califfato dell’Islam».
Moutharrik è stato arrestato con la moglie, Salma Bencharki, anche lei nata in Marocco il 15 marzo del 1990, mentre i loro due figli, di due e quattro anni, sono stati affidati al nonno paterno.
Prima di quella del 25 marzo, al pugile era stato inviato un file da Koraichi di un “poema bomba” con il testo di uno sceicco dell’Isis che lo invitava a colpire. «Fare questo bene lì nei paesi dei cristiani, a Roma, in Italia, in Spagna, in Francia cristiana, in Inghilterra cristiana» – così lo “sceicco” spronava Abderrahim Moutharrik a compiere un atto terroristico. Intercettazione che si concludeva con un ragionamento dello stesso sceicco che specificava come «un’unica operazione ci soddisfa di più di decine di bombe».
Gli inquirenti, che da tempo stavano intercettando i file audio e pedinando i movimenti del pugile, hanno deciso di intervenire quando il testo si è fatto sempre più minaccioso e inquietante, facendo capire che l’uomo fosse considerato ormai un arruolato e probabilmente pronto ad agire.
In un’altra intercettazione antecedente, del 6 febbraio, emerge chiara un’attenzione particolare del pugile per Roma: vorrebbe compiere un attentato nella capitale, questa volta con obiettivo però non il Vaticano ma l’ambasciata israeliana.
«Voglio picchiare (inteso come colpire e far esploder ndr) Israele a Roma – dice via whatsapp preregistrato con Koraichi – Voglio colpire l’ambasciata di Israele, ho un contatto con un albanese per avere le armi altrimenti non ci riesco. Ho bisogno di questa persona».