Quando giovedì è ripartito da Muggiò era terzo, attardato nella classifica del Giro d’Italia anche da un guaio meccanico. Ma aveva detto che non era ancora finita. E non era finita.

In due tappe Vincenzo Nibali, da autentico squalo, ha rimesso tutto in discussione: venerdì ha mangiato lo svantaggio dall’olandese Steven Kruijswijk (vittima anche di una caduta) nell’arrivo a Risoul, nella tappa con la Cima Coppi del Colle dell’Agnello a 2744 metri; sabato 28 maggio ha messo la freccia sul traguardo in salita di Sant’Anna di Vinadio, conquistando la maglia rosa e il Giro d’Italia 2016.

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A una tappa dalla fine l’azzurro dell’Astana precede in classifica generale il colombiano Esteban Chaves (Orica Greenedge 52”) e lo spagnolo Alejandro Valverde (Movistar a 1’17”). Domenica passerella da Cuneo a Torino per chiudere l’edizione 99 della corsa rosa.

«Senza gioco di squadra non sarei riuscito in questa impresa – ha commentato Vincenzo Nibali alla fine – Sono stati tutti grandiosi: a Scarponi bisogna fare una statua. Una consapevolezza mi ha reso più forte: questo Giro non avevo né paura di perderlo né di vincerlo. Poi ad alta quota mi sono sentito bene, ho avito fiducia, ho accelerato a 5-6 km dalla vetta e sono andato a tutta fino all’arrivo».

Il velocista brianzolo Giacomo Nizzolo conserva la maglia rossa, come già nel 2015.