Sono bambini e sono già, loro malgrado, ambasciatori di pace. Perché con i loro sguardi riflettono la storia del popolo Saharawi e della sofferenza dimenticata di tanti profughi costretti a rimanere in una striscia di deserto invivibile e segnata dai conflitti. Tislem, Slama, Adnan, Iman, e tutti gli altri che in tre anni di progetto sono arrivati a Monza, sono cresciuti in fretta, a dispetto della loro età anagrafica, anche quella troppo spesso incerta come il destino in quella terra provvisoria diventata ormai una gabbia. Qui, in Brianza, almeno per quindici giorni, possono essere davvero quello che sono: bambini di 10 anni, prima di tutto.
Un nuovo gruppo di piccoli ospiti arriverà lunedì 10 agosto e rimarrà in città sino al 25. A volere l’accoglienza il Comune di Monza, che ha aderito al Coordinamento regionale di solidarietà al popolo Saharawi ed è parte integrante del percorso che ha accolto i bambini in Lombardia dallo scorso 5 luglio, anche grazie alla collaborazione con l’associazione Fadel Ismail di Mantova. Il progetto non è una novità: la sorpresa di ogni volta è nel vedere la disponibilità di tanti volontari.
Maglietta, pantaloncini e ciabatte: arrivano così, in Italia, i piccoli ambasciatori di pace. Del resto non è semplice giungere qui dal Sahara Occidentale e dai campi profughi fatti di niente. Già il viaggio è un percorso a ostacoli. Ma il miraggio é in questo caso tanto banale quanto vitale: vivere solo da bambini, per un po’, giocando ed esplorando. Con un esercito di volontari che pensa a tutto il resto: accoglienza, cibo, momenti di svago, pernottamento e assistenza. Ne arriveranno nove di piccoli, quest’anno, seguiti da una accompagnatrice.
Quella di Monza sarà la loro ultima tappa lombarda prima di tornare nel deserto. E per loro Monza sceglie di restare aperta per ferie. Perché quello che sorprende é proprio la mobilitazione delle associazioni, accanto al Comune che ha creduto fortemente nel progetto, realizzandolo: volontari e semplici cittadini saranno impegnati a turno 24 ore su 24, per 15 giorni.
Tutto è già pronto. Anzi, una fetta di Monza ha accolto in questi giorni i bimbi prima del loro arrivo in città, per 10 giorni al mare a Loano, nella struttura del Centro Mamma Rita, realtà che per impegno e vocazione non poteva non prendere parte al progetto. Più di 30 i volontari, dai 17 ai 70 anni, che qui invece si stanno organizzando. I bambini saranno ospitati nell’ostello dei frati delle Grazie vecchie.
A turno, i volontari saranno presenti h24, per fare le pulizie, cucinare, organizzare attività e giochi. Coinvolta la sezione della Croce Rossa Italiana, l’ong Africa 70 (da tempo impegnata in altri progetti con il popolo Saharawi), gli Scout di Monza Uno e Monza quattro, i Giovani musulmani (i bambini sono di religione islamica), l’associazione Ti do una mano e il mago Lele Duse, la protezione civile che si occuperà dei servizi di trasporto, la cooperativa Exit che gestisce la lavanderia del carcere, dove i volontari porteranno gli abiti dei piccoli a lavare e stirare, la Fraternità Capitanio e il Banco alimentare, che fornirà cibo per il soggiorno. Accanto ai volontari organizzati, anche tanti semplici monzesi e commercianti che non si sono tirati indietro e hanno dato la loro disponibilità.