Da una parte c’è l’anticiclone che da una settimana ha portato temperature oltre i 30 gradi su Monza e Brianza e ha fatto volare i valori dell’ozono oltre le soglie di allarme. Dall’altra c’è Regione Lombardia che al tavolo del G7 dell’ambiente che si è chiuso a Bologna ha sottoscritto il nuovo “Accordo di Programma sulla qualità dell’aria e cambiamento climatico” insieme al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e alle Regioni Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Una alleanza del “Bacino padano” per combattere l’inquinamento atmosferico che, ormai è noto, non è un problema solo invernale. Quando alta pressione e scarse piogge fanno volare le polveri sottili e l’area della Brianza gioca sempre un ruolo di primo piano nelle classifiche a chi ha l’aria peggiore.
D’estate, col caldo, il nemico è l’ozono che ha una soglia di allerta a 180 microgrammi per metro cubo e l’allarme oltre i 240 mg. Secondo i dati registrati dalle stazioni fisse di rilevamento di Arpa Lombardia, la concentrazione del gas nella giornata di domenica ha superato in quasi tutta la Lombardia le soglie di allerta “oltre le quali le autorità sono tenute a svolgere attività capillari di informazione ai cittadini, per prevenire comportamenti a rischio” ha sottolineato Legambiente lanciando l’allarme. I picchi più elevati nel varesino e in Brianza. Il meteo prevede qualche temporale di passaggio a metà settimana con ritorno di sole e caldo già da venerdì. “Sarebbe dunque il momento di far scattare l’informazione ai cittadini. Questo è quanto succede nel vicino Canton Ticino” spiega l’associazione. In Lombardia le informazioni sono riportate dal sito di Arpa sulla cui home page campeggia l’avviso di superamento della soglia che rimanda a una informativa regionale (di agosto 2010) che spiega anche gli effetti su salute e vegetazione: nel primo caso si dice che l’ozono “è in grado di attaccare i tessuti dell’apparato respiratorio anche a basse concentrazioni, provocando irritazione agli occhi e alla gola, tosse e riduzione della funzionalità polmonare (…) Effetti a breve termine” con maggiore attenzione naturalmente per soggetti come i bambini, gli anziani, chi soffre di patologie respiratorie e il consiglio “di limitare lavori e attività all’aria aperta nelle ore di maggiore insolazione, generalmente dalle 12 alle 16”; nel secondo caso, posto che il problema non è circoscritto alle aree urbane, può provocare una riduzione della crescita delle piante e, “ad elevate concentrazioni, clorosi e necrosi delle foglie”. «Se respiriamo la stessa aria dei vicini svizzeri, e per di più siamo noi lombardi ad avere le responsabilità maggiori sul loro inquinamento, per quale ragione l’allerta sanitaria nella nostra regione non si percepisce? Non ci stancheremo, come ogni anno, di denunciare la grave sottovalutazione dell’inquinamento estivo da ozono – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – È imperativo per le autorità pubbliche diramare informazioni capillari ai cittadini».
Legambiente ha anche attivato una campagna di monitoraggio con partner di regioni italiane, austriache, francesi e spagnole. Il progetto Captor (www.captor-project.eu), finanziato dalla Unione Europea, è una piattaforma di citizens science, con installazione di una rete di centraline di rilevamento dell’ozono per produrre dati di esposizione all’inquinante e azioni di sensibilizzazione della cittadinanza.
Un problema che apparentemente non è considerato nell’accordo sottoscritto dalla Regione a Bologna e che punta a combattere un inquinamento prevalentemente invernale. Il fronte comune anti-smog delle Regioni padane prevede investimenti pubblici e interventi comuni per ripulire una l’area al centro di osservazioni dall’Unione Europea. L’accordo ruota su una lotta condivisa contro l’inquinamento atmosferico con misure strutturali e attuate allo stesso modo nelle quattro regioni: regole omogenee di accesso alle Ztl, car-sharing, mobilità ciclo-pedonale, distribuzione diffusa di carburanti alternativi, limitazioni alla circolazione. Si aggiunge lo stanziamento di 16 milioni di euro complessivi da parte del Ministero: 8 milioni per gli eco-bonus delle Regioni, gli incentivi economici per la sostituzione dei veicoli più inquinanti; 8 milioni per ridurre l’inquinamento prodotto dalle attività agricole e zootecniche.
«È significativo che nel protocollo siglato la parola ’ozono’ non compare – conclude Barbara Meggetto – È un inquinamento determinato da traffico veicolare e attività industriali, che producono gli ossidi d’azoto altrettanto tossici. Le politiche di moderazione del traffico, da attuare anche in estate, si devono integrare: a caldaie domestiche spente, ma con alta domanda di elettricità per la climatizzazione, i consumi pesano per un terzo delle diffusioni di NOx».