Non solo la bufera sulla politica brianzola. C’è anche un traffico internazionale di stupefacenti all’attenzione delle forze dell’ordine nella maxioperazione antimafia che ha interessato le province di Monza, Como, Milano, Pavia, Reggio Calabria. Un intervento scaturito da tre distinte indagini, tra loro collegate.
Le indagini erano state avviate a inizio 2015 dal Nucleo Investigativo di Milano dopo gli approfondimenti per identificare i partecipanti ai noti summit di ‘ndrangheta del 26 febbraio 2008 e del 31 ottobre 2009 al ristorante “Il Palio” di Legnano e al centro anziani “Falcone e Borsellino” di Paderno Dugnano, che già erano stati oggetto di indagini nell’ambito dell’operazione “Infinito”.
Le indagini hanno consentito di identificare due elementi di vertice della “locale” di Limbiate, in stretti rapporti con altri della “locale” di Mariano Comense. È stato documentato, in particolare, come questi ultimi con una serie di atti intimidatori stessero cercando di destabilizzare gli “equilibri criminali” già esistenti e di assumere il pieno controllo del territorio di Cantù.
Hanno anche portato alla scoperta di un’attività di importazione, stoccaggio e commercializzazione di grandi quantitativi di cocaina, anche in partite da 50 chili l’una.
I trafficanti, in gran parte originari di San Luca in provincia di Reggio Calabria e legati da vincoli di parentela ad appartenenti a cosche di ‘ndrangheta di notevole spessore criminale, custodivano armi di vario calibro in un appartamento di Cabiate, nel Comasco, utilizzato come vera e propria base logistica.
Questo sviluppo ha consentito di delineare la struttura dell’associazione, individuando i ruoli e le competenze dei singoli, che si occupavano delle operazioni di acquisto della cocaina, stabilivano le modalità, i tempi e i quantitativi di droga da destinare alla vendita, partecipavano alla raccolta e al conteggio del denaro provento della commercializzazione, che provvedevano successivamente a trasportare in Calabria. Gli stessi viaggiavano in Olanda, Germania e Grecia per mantenere i contatti con i fornitori stranieri, reperivano e utilizzavano telefoni cellulari con sistemi di messaggistica criptati, procuravano le abitazioni dove venivano alloggiati temporaneamente alcuni associati e nascoste le armi e lo stupefacente. Nel corso delle indagini, sono state arrestate in flagranza 2 persone e sequestrati 7,5 kg di cocaina, oltre 420mila euro in contanti.