Fango. Cumuli di rifiuti. Case di legno e roulotte. Galline che scorrazzano in pietosi giardini dove la vegetazione cresce rigogliosa ma senza alcuna cura. È in questo scenario che mercoledì 24 febbraio in mattinata carabinieri, polizia di stato e polizia locale di Monza hanno dato esecuzione allo sfratto di una famiglia italiana che abitava in un gruppo di casette abusive.
Via San Damiano si trova proprio alle spalle del nuovo canile dell’Enpa, con vista su viale delle Industrie. Una zona di confine, a metà strada tra Monza e Brugherio ma apparentemente dimenticata dalle due città. C’è una strada sterrata, piena di buche, fangosa. Corre per un tratto parallela a viale delle Industrie/viale Fermi. Porta a una vera e propria baraccopoli, simile a quelle che si vedono nelle periferie delle grandi città. Casette di legno, qualche vecchia roulotte, strutture in muratura che sembrano poco più di un ricovero per gli attrezzi ma che in realtà danno riparo a delle famiglie. All’ingresso del budello fangoso c’è una piccola collinetta di rifiuti: inutile elencarne il contenuto, c’è davvero di tutto, dall’oblò di una lavatrice a pezzi di copertura.
È in questo scenario che le forze dell’ordine sono intervenute per sgomberare l’ultima famiglia rimasta delle cinque (alcune italiane, altre composte da stranieri dell’Est Europa) colpite da un ordine di sfratto esecutivo già da diversi mesi per avere costruito abusivamente le loro casette dove non potevano. Quattro avevano già, nelle scorse settimane, lasciato la zona sottoposta a sequestro. Per far allontanare l’ultimo nucleo familiare sono dovuti intervenire carabinieri e polizia. Che per fortuna si sono solamente limitati ad accompagnare fuori dalla casa gli abusivi, permettendo così alle ruspe di iniziare il lavoro di demolizione. Un figlio piccolissimo nel passeggino, un fratellino di neanche dieci anni sono rimasti sulla strada insieme al padre mentre la madre recuperava dalla casa da abbattere gli ultimi oggetti personali da portare via.