È scoppiata la battaglia di SIAS. Il braccio di ferro sotterraneo tra ACI e la società che gestisce l’autodromo è emerso tra mercoledì sera e giovedì mattina, quando sono state rese note le dimissioni, sul tavolo da giorni, di Ivan Capelli ed Enrico Radaelli dal consiglio di amministrazione. Andrea Dell’Orto rompe il silenzio di queste settimane di lavoro e al Cittadino spiega perché non ha ceduto al pressing che aveva l’obiettivo di arrivare alle sue, di dimissioni.
Cosa significano le dimissioni di Capelli e Radaelli?
Sono dimissioni puramente propedeutiche alla lettera di revoca nei miei confronti. Una revoca voluta da ACI che continuo a reputare ingiustificata e non comprensibile, vista la delicatezza della fase di rinnovo del GP. Vorrei ricordare che la mia guida di SIAS non è un vezzo personale ma compie il mandato degli elettori, a cominciare dalla lista di ACM. Il mandato è dunque chiarissimo, ed è stato frutto della spinta delle imprese e del territorio, della loro richiesta di trasparenza rispetto al passato.
Da settimane si susseguono voci sul fatto che il problema per Ecclestone è lei: cosa risponde?
Appunto: voci. Non c’è nessuna dimostrazione di questo, né tantomeno mi è stato comunicato alcunché da FOM. Mi permetta di dire che l’onere della prova in questo caso non è mio ma di chi ha interessi a divulgare questa chiave di lettura.
E chi la divulga?
Dai verbali e dalle conversazioni che ho avuto posso tranquillamente confermare che tanto il presidente ACI Angelo Sticchi Damiani quanto il presidente ACM Ivan Capelli mi hanno rappresentato questo scenario, poi ripreso da diversi media. Resta un dato di fatto: magari il problema fossi io! Se siamo tutti al lavoro da mesi è perché il nodo vero resta quello della definizione del contratto.
La accusano di resistere per attaccamento alla poltrona.
Guardi, non ho bisogno di difendere nessuna posizione. Ho un mandato arrivatomi dal territorio e dagli imprenditori per fare quel che stiamo facendo. Se mi fossi dimesso avrei ammesso errori o divergenze dalle linee guida fissate con chi ha contribuito a volermi in SIAS. Mi sono anche confrontato con gli imprenditori del Presidio confindustriale di Monza e Brianza e ho ricevuto un forte invito a restare dove sono. Lo stesso è avvenuto in un dialogo con la Regione. La cadrega, per essere chiari, non mi interessa. Il lavoro sì.
A proposito di Regione. Dopo le dimissioni lei ha proposto due nomi “targati” Pirellone. Perché?
Con Regione abbiamo fatto fin qui un cammino molto importante. Da sempre, prima del mio arrivo – e penso al lavoro di Carlo Edoardo Valli -, c’è stata la volontà di coinvolgere un ente fondamentale come la Lombardia. Finalmente l’anno scorso Regione è entrata nella proprietà del Parco, e buona parte degli investimenti darà benefici all’autodromo. I due arrivi (Gianangelo Bravo, direttore internazionalizzazione delle imprese e Cristina Colombo, direttore dello sport, ndr) erano per me la prova concreta dell’impegno di Regione Lombardia nel contesto di cui sto parlando.
Però il collegio sindacale presieduto da Beniamino Lo Presti ha detto no ai due nomi. Si aspettava lo stop?
Sinceramente no. È stato uno stop con motivazioni tecniche nell’alveo di interpretazioni che giudico discutibili. Non è stata valutata la situazione, né l’opportunità. Ovviamente rispetto le regole: lo statuto mi dà la possibilità di cooptare nuovi membri, ma serve l’ok del collegio. Dunque la giudico un’occasione persa, e in maniera piuttosto pericolosa.
Ma adesso che succede?
Il cda, pur senza due membri, ha pieni poteri. Quindi continuo a fare il mio lavoro avendo la Regione al fianco. So benissimo – e lo ripeto – che il problema non è SIAS, ma la territorialità e le competenze da mettere a frutto per il bene di tutti. Vista la richiesta, l’assemblea per discutere la revoca verrà convocata entro il mese. Io avrò diritto semmai di impugnarla. Intanto sfrutto ogni attimo per lavorare per SIAS sul rinnovo, collaborando con ACM e ACI. A questo proposito non posso fare a meno di notare che i problemi più grossi li crea chi esce, non chi resta. La discontinuità che si è creata giovedì non fa che rischiare di compromettere il lavoro fatto. Ognuno deve fare il suo ruolo, e francamente i motivi veri della revoca tuttora non li comprendo.
Quindi sarebbero proprio queste uscite a complicare la vicenda per il rinnovo del GP?
Sì, perché creano discontinuità non giustificata.
Ha sentito Sticchi Damiani?
L’ho sentito prima delle doppie dimissioni. Dopo, no.
Ma il governo che dice? In fondo si può dire che il mandato a Sticchi Damiani sia stato conferito per l’impegno dell’esecutivo.
Personalmente non ho avuto ritorni in questo senso, ma nel breve periodo voglio capire la posizione di questo attore importantissimo. Ricordo che l’emendamento che consente ad ACI di intervenire è stato inserito con voto di fiducia nella legge di stabilità, e parla di Gran Premio d’Italia a Monza. Non altrove.