Sembrava un uomo nuovo. Ma dopo una vita di eccessi, Rossano Cochis, 69 anni, storico elemento della banda di Renato Vallanzasca, è finito di nuovo nei guai che hanno accompagnato nel corso di un lungo curriculum criminale. Gli agenti del commissariato di polizia di Milano Greco-Turro, diretti da Giorgia Iafrate, lo sono andati a prelevare pochi giorni fa nella villetta famigliare di Bernareggio, in cui viveva con la moglie in regime di libertà vigilata dopo una carriera da delinquente nella famosa banda della Comasina. È accusato di tentata estorsione nei confronti di un ragazzo di 23 anni, in relazione ad una vicenda maturata attorno alla mancata compravendita di un immobile di lusso sempre a Milano, in via della Spiga.
Reato grave, ma che certo sembra uno scherzo se considerato rispetto alle esperienze passate di Cochis. Già condannato e detenuto dall’agosto 1976 per sequestro di persona a scopo di estorsione, omicidio aggravato, partecipazione a banda armata, numerosi episodi di rapina e altro, sempre negli anni Settanta, Cochis, «sodale della banda Vallanzasca», come scrive il gip Ghinetti nell’ordinanza che lo ha rispedito a San Vittore, riuscì a fuggire incredibilmente dal carcere di La Spezia. Subito dopo la fuga, assaltò assieme al «Bel Renè» Vallanzasca il penitenziario di Lodi e quello di Lecco per liberare altri due complici. Ancora nel ‘76, sceso a Sud, prese parte a vari assalti in banca armi in pugno, mitra e fucili. Durante una di queste scorrerie, ad Andria, perse la vita un impiegato che aveva provato a ribellarsi ai delinquenti. La svolta arriva dopo 37 anni trascorsi in galera. Cochis ottiene la semilibertà nel 2012. Il suo programma di recupero prevede l’aiuto a favore dei ragazzi tossicodipendenti presso la comunità «Il gabbiano», nel Lecchese. “Ha rotto la coerenza con l’ambiente criminale”, scrivevano di lui i magistrati del tribunale di sorveglianza nel 2014. Il 27 aprile 2015, lo stesso tribunale conferma il suo status di uomo libero, pur con le restrizioni imposte dalla legge in questi casi: restare a casa in orario serale, il divieto di frequentare soggetti pregiudicati. Non avrebbe certo potuto accompagnarsi con il pugliese Gaetano Spera, 61 anni, per esempio, come accertato invece dagli investigatori della polizia, e fingersi avvocato incaricato di curare gli interessi di una agenzia immobiliare.
Cochis, ora, è accusato di aver cercato di estorcere 300 mila euro ad un ragazzo di 23 anni che si occupa di pubbliche relazioni nel mondo della moda (già denunciato per frode in passato) e che si era interessato all’acquisto di un lussuoso appartamento nella strada del Quadrilatero della moda. Il giovane aveva versato un assegno a titolo di caparra, ma la proprietà dell’immobile, dopo aver accertato la sua insolvenza, aveva deciso di tirarsi indietro. L’acquirente voleva far valere la possibilità di rescindere dal contratto, che una clausola inserita nello stesso gli concedeva, ma l’agenzia avrebbe preteso ugualmente 125 mila euro (poi diventati 300 mila) come corrispettivo per la mediazione. Sono seguiti vari appuntamenti, accompagnati da minacce e allusioni alla famiglia della parte offesa. Al terzo appuntamento, Spera e il terzo indagato, Simone Biancardi (23), vengono arrestati in flagranza all’interno di un bar. Cochis, no. In quella occasione fa il “palo” all’esterno e si dilegua, lui che è stato protagonista di fughe ben più clamorose. Le successive indagini portano alla sua identificazione e al suo arresto in Brianza.