Il messaggio è semplice: ti serve un cappotto? Prendilo. Vuoi aiutare? Lasciane uno. Il progetto per aiutare chi ha bisogno si chiama “coat exchange” – letteramente scambio di cappotto – ed è partito nel fine settimana anche a Monza grazie all’associazione Salvagente e alla libreria Duomo in piazza Carrobiolo, la prima ad aderire.
Si tratta di un attaccapanni sistemato davanti al negozio a cui sono appesi dei giacconi destinati a chi può averne bisogno: perché vive per strada o perché non si può permettere un acquisto.
Fotografie in giro per internet raccontano della stessa iniziativa in giro per il mondo: “Need a coat? Take one. Want to help? Leave one. Thank you”. Difficile dire se l’idea sia venuta a Amy Johnstone di Saranac Lake nello stato di New York o a Fay Sibley che vive nell’Essex in Inghilterra. Sibley ha spiegato di aver letto sui social di un “exchange” nello Yorkshire; Johnstone di aver visto un post su facebook: “Qualcuno l’aveva già fatto a St. Louis”. Quel qualcuno era la All Among Us, Inc che lavora con homeless e madri sole che vivono in povertà “costruendo legami” per ridurre l’isolamento sociale. L’inverno scorso in Iran con lo stesso scopo si erano moltiplicati i “muri della bontà”: semplici ganci per lasciare abiti e scarpe. È partito tutto da lì?
Poco importa. Di qualcuno in qualcuno, una decina di giorni fa la foto del cartello (quello americano, per la precisione) è atterrata anche sulla bacheca social dell’associazione monzese. E in breve è diventata realtà.
“Grazie a Marinella Giovannone per la grandissima disponibilità. Il mondo è pieno di belle persone – ha scritto Mirko Damasco, presidente di Salvagente lanciando il progetto – Come funziona? Come vedete, davanti al negozio è stato messo un attaccapanni con dei cappotti. Chi ha freddo può prenderne uno, chi vuole donare può lasciarlo. L’attaccapanni sarà sempre disponibile, giorno e notte. Avvertenza: non usiamolo come un deposito. Se volete donare e vedete che è pieno, lasciatelo prima svuotare un po’. In alternativa la signora Marinella, della libreria, è disponibile a ritirare i capi e poi appenderli all’occorrenza. Aspettiamo le prossime attività di Monza che vorranno aderire”.
E poi l’invito a condividere per far arrivare il messaggio ancora più lontano.
In questi giorni di preparazione non sono mancati i commentatori scettici, quelli del “durerà poco, se li porteranno via in 3 minuti”, ma anche chi ha rivelato di fare una cosa simile da anni nella propria attività, una lavanderia in zona via Cavallotti: “Sono i miei clienti a farlo: quando non mettono più un capo me lo lasciano dare a qualcuno che ne ha bisogno”.
Durerà? Perché non dovrebbe.